Credo che ciò che più interessi le organizzazioni che risultano ancora iscritte al 5 per mille dello scorso anno (2006 – First Edition) sia capire quanti soldi incamereranno dalla misura tremontiana.
Io qualche suggerimento lo potrei dare.
Ma lasciatemi fare una breve digressione.
Qui trovate un bellissimo articolo di Riccardo Bagnato e Gabriella Meroni (Vita) che riassume in sintesi i successi e gli insuccessi – tra le organizzazioni più conosciute – del 5 per mille.
Vale la pena di un click.
Ma torniamo ai calcoli.
Armati di abaco elettronico possiamo iniziare con i dati e ragionare sulle operazioni da effettuare.
1. valore del gettito IRPEF 2006 per redditi 2005: secondo le stime della relazione illustrativa alla finanziaria dello scorso anno, si parla di un valore di 131,9 miliardi di euro, e lasciatemelo scrivere in cifra come Zio Paperone quando conta i $$$ nel suo deposito: € 131.900.000.000.-
2. se tutti i contribuenti avessero optato per il 5 per mille, il valore della misura sarebbe stato di € 659.500.000 (659,5 milioni di euro).
3. la realtà è che 6 su 10 hanno optato (informazione di ieri dell’AdE), e precisamente il 60,07%
4. il “gettito” effettivo del 5 per mille è quindi stato di € 396.160.000 (piccolo arrotondamento)
5. Ipotizzando che tutti i contribuenti abbiano prodotto e denunciato lo stesso reddito, e quindi abbiano pagato la stessa IRPEF, essendo 15,854 milioni coloro che hanno optato per il 5 per mille, il valore versato da ogni contribuente è di circa 25 euro.
Primo risultato: la mia organizzazione ha ricevuto 100 preferenze, vuol dire che potrei incassare (quando?) almeno 2.500 euro.
E gli scarti? Che ruolo hanno i contribuenti che hanno apposto una firma ma non hanno scritto un codice fiscale?
Qui la questione un pò si complica.
Dobbiamo ipotizzare di avere l’associazione Alfa iscritta al primo elenco (Onlus e volontariato), la Beta iscritta a quello della RIcerca Scientifica e la Gamma a quello della Ricerca Sanitaria.
Ogni associazione – ipotizziamo – ha preso 100 preferenze “esplicite”, cioè per ognuna di esse 100 generosi contribuenti hanno apposto la firma e il codice fiscale dell’associazione.
Elenco Onlus: secondo il nostro abaco – diamo la responsabilità al mezzo, e non alla mente che lo muove – alle 100 preferenze esplicite dell’associazione Alfa devono essere aggiunte 9,38 implicite, che in € vuol dire che ai miei 2.500 euro devo aggiungerne altri 235.
Elenco Ric Scientifica: alle 100 esplicitate a favore dell’ente Beta devono essere aggiunte altre 76 preferenze, in quanto secondo i dati diffusi ieri dall’AdE sono stati molti i contribuenti a favore della ricerca scientifica a firmare e non assegnare ad alcun ente, che vuol dire che ai 2.500 euro ne aggiunge altri 1.900.
Elenco Ric Sanitaria: l’ente Gamma vuole proprio vivere di rendita, dato che alle sue 100 preferenze può aggiungere – senza muovere un dito – altre 233 preferenze; il che porta alla paradossale conseguenza che aggiunge agli iniziali 2.500 euro altri 5.825.
Attenzione: questa è una prima elucubrazione – prendetela come tale – che si fonda sull’ipotesi peraltro irrealistica di un egualitarismo reddituale. Tra le varie osservazioni, è verosimile ipotizzare che i contribuenti che hanno scelto la Ricerca Scientifica o quella Sanitaria abbiano redditi (e quindi 5 per mille) più sostanziosi.
La morale credo che sia:
A. l’anno prossimo, prima di iscriversi, le associazioni Alfa e Beta chiameranno il Ministero della Sanità!
B. era questo il meccanismo tanto facile che avrebbe agevolato il non profit, anzi il vero non profit? Andiamo a rileggere gli elenchi dello scorso anno e quelli di quest’anno …
Carlo Mazzini