Nella seduta pomeridiana 251 del 13 novembre, il Senato approva il testo del Governo, il quale si impegna a rendere il 5 per mille una misura stabile e senza limiti (senza tetto).
Per ora il 5 per mille non è decappottabile, anzi sembra Magic Johnson che guida una Trabant; ogni buca una zuccata!
Vita commenta bene con una sintesi l’esito delle votazioni sull’articolo 84 – qui.
Qui trovate anche il commento del Sole 24 Ore.
Il testo del 5 per mille che uscirà dal Senato – per poi entrare alla Camera – dovrebbe essere quindi quello che ben conosciamo, senza Fondazioni (che non siano Onlus o di ricerca scientifica):
«2-bis. Per l’anno finanziario 2008, fermo quanto gia` dovuto dai con-
tribuenti a titolo di imposta sul reddito delle persone fisiche, una quota
pari al 5 per mille dell’imposta netta, diminuita del credito d’imposta
per redditi prodotti all’estero e degli altri crediti d’imposta spettanti e` de-
stinata in base alla scelta del contribuente, alle seguenti finalita` :
a) sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita` sociale di
cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e suc-
cessive modificazioni, nonche ́ delle associazioni di promozione sociale
iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali previsti dall’articolo
7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383 e delle associa-
zioni riconosciute che senza scopo di lucro operano in via esclusiva o pre-
valente nei settori di cui all’articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto
legislativo 4 dicembre 1997, n. 460;
b) finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell ’univer-
sita` ;
c) finanziamento agli enti della ricerca sanitaria.
2-ter. I soggetti di cui al comma 2bis del presente articolo ammessi al
riparto devono redigere, entro un anno dalla ricezione delle somme ad essi
destinate, un apposito e separato rendiconto dal quale risulti, anche a
mezzo di una relazione illustrativa, in modo chiaro e trasparente la desti-
nazione delle somme ad essi attribuite.
2-quater. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del
Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della solidarieta` sociale,
del Ministro dell’universita` e della ricerca e del Ministro della salute, di
concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite le
modalita` di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalita`
del riparto delle somme stesse nonche ́ le modalita` e i termini del recupero
delle somme non rendicotate ai sensi del comma 2-ter del presente arti-
colo.
2-quinques. Per le finalita` di cui al comma 2 bis e seguenti del pre-
sente articolo e` autorizzata la spesa nel limite massimo di 100 milioni di
euro per l’anno 2009.».
Conseguentemente nella tabella A, sotto la voce: Ministero dell’eco-
nomia e delle finanze, e` apportata la seguente variazione:
2009 – 100.000.
Ma dato che siamo dei curiosoni, siamo andati a leggere – e riportiamo qui sotto per completezza d’informazione – il resoconto stenografico dello stralcio della seduta, nel quale si parla
– di 5 per mille
– di 8 per mille e di come è ingiusto secondo alcuni ripartire le non scelte tra le confessioni religiose e lo stato
– di omonimie tra senatori
– di inviti della Presidenza a “moderare le urla”!!!
– di inviti alla coerenza mossi dal senatore Castelli (Castelli, ripeto!!!) alla senatrice Levi Montalcini (Levi Montalcini, ripeto!!!)
– di uno spaccato di paese, o di un paese spaccato
– di molto altro ancora, in una gran confusione che i suk mediorientali ci invidiano.
Leggere, per credere.
Carlo Mazzini
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PRESIDENTE. Passiamo all’articolo 84, sul quale è stato presentato un emendamento e ordini del giorno che si intendono illustrati, sui quali invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
LEGNINI, relatore. Esprimo parere contrario sull’emendamento 84.300. Mi rimetto all’Assemblea sull’ordine del giorno G.84.100, che tratta della nota questione, che è stata ampiamente dibattuta, sulla ripartizione dell’8 per mille inoptato.
Esprimo parere favorevole sull’ordine del giorno G.84.101 (già em. 84.2); anche qui si tratta della questione ampiamente dibattuta del 5 per mille: si vuole impegnare il Governo a rendere stabile e senza limiti l’utilizzo del 5 per mille.
Esprimo infine parere favorevole sull’ordine del giorno G84.0.100 (già em. 84.0.2).
SARTOR, sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie gli ordini del giorno G.84.101 (già em. 84.2) e G.84.0.100 (già em. 84.0.2), mentre accoglie l’ordine del giorno G.84.100 come raccomandazione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento 84.300.
VEGAS (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VEGAS (FI). Signor Presidente, voteremo a favore dell’emendamento 84.300.
Ricordo che il 5 per mille è un istituto definito nella finanziaria 2006 e che il testo attuale assegna una dotazione finanziaria eccessivamente bassa che sarebbe opportuno innalzare. Sarebbe inoltre opportuno riportare il testo all’origine, in quanto non si comprende perché nel testo della finanziaria al nostro esame non si parli di sostegno al volontariato, che è fondamentale nell’ottica del 5 per mille; perché il finanziamento alla ricerca scientifica e a quella sanitaria debba essere devoluto esclusivamente ad enti, e non alla ricerca, per cui temiamo che sia indirizzato troppo a soggetti magari amici e non alla ricerca stessa; perché, infine, siano stati espunti dai potenziali titolari del 5 per mille i Comuni di residenza. Sarebbe quindi opportuno riportare la normativa anche allo spirito originario dell’istituto.
MONTALBANO (Misto-CS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MONTALBANO (Misto-CS). Signor Presidente, illustro brevemente l’ordine del giorno G.84.100.
Ringrazio innanzitutto i colleghi Biondi, Boccia, Brutti Paolo, Gagliardi, Mele, Ripamonti, Silvestri e Villone che hanno voluto sottoscrivere con noi questo atto di indirizzo, in cui si ripropone una questione che avevamo già posto, come senatori della Costituente socialista, nell’esame del decreto-legge n. 159 con riguardo all’8 per mille, ma la Presidenza decise inappellabilmente la non ammissibilità della nostra proposta di modifica.
Adesso, signor Presidente, con questo ordine del giorno riproponiamo in maniera assai pacata la tematica all’attenzione dell’Aula, lasciandoci alle spalle alcune argomentazioni ed alcuni giudizi anche pesanti espressi al nostro indirizzo sulla base dell’iniziativa che i senatori della Costituente socialista hanno portato avanti nel corso del dibattito di questi giorni in relazione all’8 per mille e alla non esenzione dell’ICI per gli immobili di esclusivo uso commerciale della Chiesa cattolica.
Dico sommessamente a tanti colleghi, che pur si trovano su posizioni diverse dalle nostre, ma per le quali nutro comunque un grande rispetto, che non siamo animati da nessun furore ideologico e nemmeno da quell’anticlericalismo che ci è stato attribuito e che non ci è proprio. Potrebbe essere così se avessimo chiesto di far pagare l’ICI su tutti gli immobili o sostenuto che l’8 per mille andava abolito, ma non abbiamo detto né l’una cosa, né l’altra.
Sull’8 per mille sosteniamo, per esempio, che sia giusto che lo Stato rivendichi un percorso di revisione; che sia laicamente giusto ed irrinunciabile, a nostro giudizio, che lo Stato rivendichi l’idea di ridiscutere e rivedere i meccanismi che sovrintendono alla distribuzione dell’8 per mille. Abbiamo un meccanismo che gode di una sorta di doppia indicizzazione, perché legato al PIL e alla base imponibile, e che ha fatto balzare l’8 per mille dai 210 milioni di euro del 1990 fino al miliardo di euro di oggi. Pur in presenza di un siffatto aumento esponenziale, non si è data attuazione all’articolo 49 della legge n. 222 del 1985, istitutiva dell’8 per mille, e che imponeva che una Commissione paritetica nominata dal Governo italiano e dalla Conferenza episcopale italiana potesse rivedere l’entità del gettito.
La questione che poniamo rimanda alla necessità di esprimere un parere, una valutazione sul gettito dell’8 per mille che fa riferimento all’inoptato.
Voglio riportare alcuni dati. Il primo è che, grazie all’inoptato, alla Chiesa cattolica va l’87,25 per cento dell’8 per mille, mentre solo il 34,56 per cento esprime la propria opzione nei confronti della Chiesa. Questo è uno degli aspetti.
Inoltre, per quanto riguarda l’8 per mille, in assenza di una procedura di pubblicizzazione da parte di tutti gli altri enti, e soprattutto dello Stato, si esprime solo il 39,6 per cento dei contribuenti, per una somma pari a 355 milioni di euro, mentre non si esprime il 60,4 per cento, per una somma pari a 541 milioni di euro.
Ciò che affermiamo sommessamente è che questo meccanismo improprio di indicizzazione va verificato e l’inoptato dovrebbe, a nostro giudizio, andare nella piena disponibilità dello Stato per perseguire quelle finalità caritatevoli (combattere la fame nel mondo o intervenire su calamità naturali) che gli sono proprie.
Non c’è alcuna animosità nel porre una questione che, nel rispetto delle diverse posizioni e della dialettica parlamentare riteniamo, può essere affrontata senza improperi e demonizzazioni e senza che vi sia una sorta di rifiuto a poter discutere di questioni laicamente proponibili.
CICCANTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CICCANTI (UDC). Signor Presidente, il Gruppo UDC voterà contro l’ordine del giorno G.84.100 e a favore dell’ordine del giorno G.84.101 (già em. 84.2). Mi consenta di spiegare brevemente le ragioni di questo voto, vista la delicatezza della materia.
Collega Montalbano, nella premessa dell’ordine del giorno G.84.100 vedo una contraddizione. Da un lato, viene riconosciuta la bilateralità della normativa e la necessità di modificare la stessa normativa sull’inoptato; dall’altro, nella parte in cui si impegna il Governo, si dà alla stessa commissione paritetica, preposta al monitoraggio e alla valutazione del riparto della destinazione dei tributi decisi dal contribuente, il potere di modificare la ripartizione stessa. C’è una evidente contraddizione perché la commissione non ha questi poteri. La commissione, per esercitare i poteri che lei vuole assegnarle con questo ordine del giorno, dovrebbe applicare le procedure tipiche dei trattati internazionali.
Pertanto, prima che nel merito, è impossibile accogliere questo ordine del giorno sotto il profilo procedurale. Prego la Presidenza di rendersi conto che sarebbe inammissibile sottoporlo a votazione, proprio per il vincolo degli accordi internazionali che la commissione paritetica non può modificare.
L’altra questione che ci sta a cuore è quella relativa al 5 per mille. L’emendamento 84.300, che reca come primo firmatario il senatore Vegas, in qualche modo ripristina la ripartizione della quota del 5 per mille, oltre che per le categorie previste, anche per le politiche sociali degli enti locali, come era in origine.
Tale questione, nell’ordine del giorno G.84.101 non è prevista. Chiedo pertanto al primo firmatario, senatore Benvenuto, se è disposto ad integrare l’ordine del giorno, sul quale siamo d’accordo, nella formulazione originaria che prevedeva, come opzione da parte dei contribuenti, anche gli enti locali per le politiche sociali. Glielo chiedo per consentirci di votare il suo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Devo specificare che la firma aggiunta all’ordine del giorno G.84.100, per la quale il senatore Montalbano esprimeva il suo ringraziamento, era della senatrice Maria Luisa Boccia e non del senatore Boccia Antonio.
BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, vorrei soltanto, se lei lo ritiene, che si facesse chiarezza su cosa stiamo discutendo, perché credo ci sia una certa confusione. Può dirci con esattezza su cosa dobbiamo votare?
PRESIDENTE. Noi dovremmo votare l’emendamento 84.300, a prima firma del senatore Vegas. Mi sembra che i colleghi si siano portati avanti anche rispetto agli ordini del giorno, anche perché ritengo che la materia sia abbastanza sovrapponibile.
POLLEDRI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, chiedo anzitutto di aggiungere le firme di tutti i componenti del Gruppo della Lega Nord all’emendamento 84.300. Signor Presidente, noi in passato abbiamo firmato una petizione in cui giustamente si afferma che 15,8 milioni di cittadini hanno sottoscritto nella dichiarazione redditi del 2006 il 5 per mille, raggiungendo la cifra di 329 milioni di euro. Di questa somma noi stanziamo effettivamente 100 milioni. A casa mia si dice che 229 milioni se li è portati via lo Stato e questo a casa mia si chiama furto! (Applausi del senatore Franco Paolo). Furto del volontariato e della ricerca!
Questa petizione chiedeva che diventasse stabile nella legislazione il 5 per mille, che per la copertura non siano previsti tetti e che nella stesura del disegno di legge finanziaria tale richiesta non rimanesse inascoltata.
Signor Presidente, io ho firmato questa petizione, ma lo hanno fatto anche Carlo Rubbia, Renato Dulbecco, Margherita Hack e Rita Levi Montalcini. Ora chiedo alla senatrice Levi Montalcini che, insieme a noi, appoggi l’emendamento 84.300 del collega Vegas che, quantomeno, restituisce altri 100 milioni alle somme individuate dagli italiani, visto che gli altri non hanno avuto il coraggio di portare avanti questa proposta e si accontentano di un ordine del giorno bello e leggero.
PRESIDENTE. Colleghi, visto il collegamento tra l’emendamento 84.300 e l’ordine del giorno G.84.100, propongo che la discussione si svolga complessivamente su entrambi e che successivamente si proceda al voto. Dovrei però chiedere al senatore Schifani chi interviene, perché ho la richiesta dei senatori Novi, D’Alì e Quagliariello. Il primo che mi ha chiesto la parola è il senatore Novi. Ne ha facoltà.
NOVI (FI). Signor Presidente, noi dobbiamo interrogarci sul perché questo Governo si è appropriato di 129 milioni di euro del 5 per mille. Soprattutto, considerando che si tratta di un Governo che, a sentir parlare i suoi rappresentanti in televisione o dalle affermazioni riportate dai giornali, continua a predicare la solidarietà, in particolare verso i più deboli, verso i poveri e i Paesi poveri.
In realtà, questi 129 milioni potevano essere realizzati e impegnati per il finanziamento della ricerca scientifica e sanitaria, per le attività sociali anche delle comunità locali. Soprattutto, queste somme potevano essere impegnate per gli aiuti ai Paesi non ancora in via di sviluppo del Terzo mondo.
Mi chiedo, allora, per quale motivo non impegnare queste risorse per le popolazioni del Sudan meridionale, oggetto di incursioni criminali da parte delle milizie del Governo sudanese che, sotto certi versi, simpatizza anche per la jihad islamica di Bin Laden?
Ecco, noi potevamo intervenire con queste risorse per alleviare tali sofferenze e abbiamo ritenuto di non farlo; il Governo ha ritenuto di appropriarsi di 129 milioni di milioni di euro. È stato un comportamento immorale, in quanto lo stesso ministro Tremonti quando stabilì di introdurre il 5 per mille, dichiarò che esso doveva essere utilizzato per funzioni sociali, la ricerca e, soprattutto, in favore ed in sostegno dei Paesi del Terzo mondo.
BRISCA MENAPACE (RC-SE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRISCA MENAPACE (RC-SE). Chiedo la parola, Presidente e colleghi, per motivare sobriamente le ragioni per le quali chiedo di aggiungere la mia firma all’ordine del giorno G.84.100. Avrei voluto votarlo già quando era un emendamento, ma ciò mi è stato impedito dal fatto che è stato dichiarato inammissibile proprio mentre presiedeva il senatore Calderoli; siccome è molto difficile opporsi alla sua provvidenziale e dirigistica maniera di guidare i nostri lavori, mi ritrovo adesso a sostenere la medesima questione nella forma di ordine del giorno.
A mio parere, questo ordine del giorno non è inammissibile e non lo era nemmeno quando era in forma di emendamento, perché non chiede di ridiscutere i trattati, ma chiede allo Stato italiano di essere molto preciso nell’applicazione di questo testo; materia almeno discutibile. Inoltre, sarebbe stato il caso di verificare quanti lo desiderano: non è sicuramente la maggioranza dal Parlamento, ma una minoranza che ritiene di avere delle ragioni civili da presentare, come può fare per cercare di diventare maggioranza, se non discutendo con tutti gli altri? Se l’espressione di questa opinione viene di fatto impedita, opponendo ragioni formali, come fa essa ad affermarsi? E affermandosi diventa anche più matura, prendendo in considerazione le opinioni altrui.
In ogni caso, la mia opinione è che questa materia sia oggi in una certa sofferenza; lo rivela il fatto che ogni volta che se ne parla c’è una specie di tensione in Aula. Ad esempio, persino la ministra Bindi ha delle difficoltà con i paolini; si può pensare inoltre che, quando c’è un funerale di Stato, una donna, compagna di un Carabiniere ucciso a Nasiriya, non può prendervi parte.
Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 18,09)
(Segue BRISCA MENAPACE). Si ammetterà che si tratta di questioni sulle quali sarebbe necessario un chiarimento.
Sono inoltre convinta che quando il Papa dice «et ne nos inducas in tentationem» – si suppone che preghi in latino – avrà anch’egli le sue tentazioni, una delle quali è d’intervenire a gamba tesa (non si reputi irriverente questa metafora calcistica, perché Benedetto XVI vuole che il Vaticano abbia le sue squadre di calcio) nelle questioni dello Stato italiano. E lo fa perché la situazione internazionale è tale che con la vorticosa crescita dell’Islam e l’impossibilità dello Stato della Città del Vaticano di entrare in Europa – perché è uno Stato né laico né democratico – deve trovare altre soluzioni.
Penso che la tentazione del neotemporalismo sia forte e, di conseguenza, le ragioni perché in questa sede si possa discutere pacatamente, senza alcuna animosità, ma anche senza alcuna resa, rispondono anche a tali questioni. (Applausi dal Gruppo RC-SE).
ZANONE (Ulivo). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANONE (Ulivo). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all’ordine del giorno G.84.100.
TIBALDI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TIBALDI (IU-Verdi-Com). Chiedo di poter aggiungere la mia firma e quella del senatore Bulgarelli all’ordine del giorno G84.100.
PRESIDENTE. Vi sono ora dei senatori che hanno chiesto di intervenire, pur appartenendo a dei Gruppi per i quali è già intervenuto un senatore.
QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, vorrei sollecitare una sua decisione, in quanto stiamo svolgendo un dibattito congiunto su un emendamento e su un ordine del giorno. Se lei potesse disciplinare la discussione, dividendo due questioni che sono oggettivamente collegate, ma che costituiscono d’altra parte due fattispecie diverse, allora utilizzerei il suo favore.
In caso contrario, mi asterrò per una ragione di equità nei confronti dei colleghi degli altri Gruppi che non hanno la stessa disponibilità, ringraziandola comunque per la cortesia.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Quagliariello. Tuttavia, come ha sentito, il presidente Calderoli ha deciso di far svolgere una discussione unificata; io non posso ritornare su questa decisione.
PISA (SDSE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PISA (SDSE). Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma e quella del collega Galardi all’ordine del giorno G84.100.
PRESIDENTE. Avverto i colleghi, in particolare i senatori D’Alì e Bobba, che quanto ho detto al senatore Quagliariello vale anche per gli altri senatori. Ricordo che il presidente Calderoli ha addirittura chiesto al Capogruppo di Forza Italia chi doveva far parlare, in quanto avrebbe concesso di intervenire ad un solo senatore per Gruppo.
BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, lei ha detto esattamente le cose come stanno. Però temporalmente è avvenuto un fatto nuovo. Io ho chiesto al presidente Calderoli se intendesse far discutere tutte e tre le questioni insieme e il presidente Calderoli ha fatto un nuovo annunzio.
A questo punto, noi stiamo intervenendo e svolgendo le dichiarazioni di voto sia sull’emendamento 84.300 sia sui due ordini del giorno; è chiaro che i colleghi che avevano chiesto di intervenire sui diversi strumenti in qualche modo hanno diritto a parlare come se si trattasse di tre discussioni distinte.
PRESIDENTE. Possiamo decidere tutto, senatore Boccia. Per carità, non voglio limitare il dibattito su un tema così delicato; quindi decidiamo di far parlare tutti. Però, svolgere una discussione unificata significa che parla un senatore per Gruppo.
BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, comprendo che c’è un equivoco; ci rimettiamo in ogni caso alle decisioni della Presidenza. Ma, poiché il Gruppo dell’Ulivo ha intenzione di esprimere tre voti diversi sui provvedimenti in questione, vi era l’esigenza di esprimere un’opinione su ogni votazione; se questo ci viene impedito, noi incontriamo delle difficoltà.
PRESIDENTE. Facciamo in questo modo: hanno chiesto di intervenire il senatore Quagliariello, il senatore D’Alì e il senatore Bobba; poi la presidente Finocchiaro. Darò la parola a tutti.
QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
QUAGLIARIELLO (FI). La ringrazio, signor Presidente, anche perché rischiavo di fare la parte di Calimero.
PRESIDENTE. Non gliela facevo fare la parte di Calimero, senatore Quagliariello, non si preoccupi.
QUAGLIARIELLO (FI). La ringrazio, signor Presidente.
Non c’è dubbio che vi è un collegamento tra l’emendamento Vegas e l’ordine del giorno Montalbano; credo che questo collegamento sia nella visione che si ha del rapporto tra Stato e società. Mi sembra che vi siano due visioni contrapposte in quest’Aula. La prima è una visione sussidiaria, secondo la quale lo Stato interviene laddove non vi sono energie nel privato per assolvere a compiti che perseguono il bene comune. La seconda è una visione prettamente statalista.
Le considerazioni che il senatore Montalbano ha avanzato in quest’Aula non devono assolutamente… (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Senatore Quagliariello, la prego di contenere il suo intervento nel tempo di un minuto.
QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, ho chiesto che mi fosse concessa la possibilità di svolgere un ragionamento che, comunque, cercherò di completare in un minuto.
Le considerazioni del senatore Montalbano non devono assolutamente essere demonizzate. Esse, però, sono di marca prettamente statalista perché fanno riferimento ad un criterio di giustizia solamente distributiva. Non ci si ferma nemmeno un attimo a domandarsi cosa la Chiesa fa per il bene comune e per alleviare compiti che altrimenti sarebbero propri dello Stato e peserebbero su questo disegno di legge finanziaria.
Signor Presidente, non è questione di essere o non essere credenti; non è questione di essere clericali o anticlericali. È questione di avere a cuore il principio di realtà ed il principio di realtà ci dice cosa ha fatto lo Stato italiano in ambiti come quelli della cooperazione allo sviluppo e della lotta alla fame nel mondo, argomenti che hanno riempito le pagine di cronaca nera dei giornali nazionali, e cosa ogni giorno fa la Chiesa.
Questo criterio di giustizia sostanziale e non di giustizia distributiva ci induce ad esprimere come Gruppo un voto favorevole sull’emendamento 84.300 ed un netto voto contrario sull’ordine del giorno G.84.100. (Applausi dal Gruppo FI).
BOBBA (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOBBA (Ulivo). Signor Presidente, esprimo innanzitutto il voto contrario sull’emendamento 84.300 per una ragione semplice. Sin dall’istituzione del 5 per mille con la legge finanziaria del 2005 era previsto un tetto di 260 milioni, tant’è che il Governo Prodi ha dovuto modificare quella cifra a causa dello straordinario successo riscosso da questo meccanismo, essendo stata raccolta una somma di 329 milioni solo nel primo anno della sua istituzione. Ricordo che queste risorse sono state inserite nel decreto fiscale. Nel disegno di legge finanziaria, invece, sono previsti ulteriori 400 milioni che andranno a coprire le opzioni dell’anno in corso e una copertura tecnica di 100 milioni per il 2009.
Abbiamo presentato l’ordine del giorno G.84.101 per raccogliere una spinta che, peraltro, è già presente all’interno del Governo e confermata dalle dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta. Si sostiene, infatti, che è necessario rendere strutturale tale meccanismo – e a tal proposito il senatore Benvenuto ha presentato come primo firmatario anche un disegno di legge in materia – perché evidentemente il tetto previsto è irrazionale e irragionevole. Infatti, se al cittadino si consente di destinare la quota del 5 per mille dell’IRPEF è ovvio che tale percentuale non può essere ridotta.
In secondo luogo, consideriamo solo tecnica la copertura di 100 milioni per il 2009. Anche in questo caso sarebbe irragionevole non soddisfare la volontà dei contribuenti che nel 2006 ha consentito di raccogliere 329 milioni, lasciando presumere che nel 2007 la cifra ammonti a circa 400 milioni. In caso contrario, si lederebbe un diritto del contribuente che ha inteso esprimere una sua opzione.
Pertanto, ribadiamo il voto contrario sull’emendamento 84.300 e dichiariamo il voto favorevole sull’ordine del giorno G.84.101.
ALFONZI (RC-SE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONZI (RC-SE). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma sull’ordine del giorno G.84.100, insieme a quelle delle senatrici Gaggio Giuliani, Vano, Palermo, Nardini e Valpiana.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.
*DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEL PENNINO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, innanzitutto intendo aggiungere la mia firma e quella del collega Saro sull’ordine del giorno G.84.100. Inoltre, vorrei esprimere una brevissima considerazione.
L’ordine del giorno G.84.100 impegna il Governo ad assumere le iniziative necessarie volte a modificare i criteri di ripartizione del gettito dell’8 per mille dell’IRPEF. È chiaro che se questa proposta interviene su materie oggetto del Concordato sarà necessario assumere un’iniziativa nei confronti della Santa Sede per individuare una ridefinizione dei termini della questione.
Ma vi è un aspetto che può essere modificato, non vincolato dal Concordato, rappresentato dal fatto che oggi la ripartizione non avviene sull’ammontare quantitativo delle singole indicazioni, ma sul numero delle stesse, indipendentemente dal loro ammontare, per cui sono messi sullo stesso piano dichiarazioni di chi ha redditi altissimi e di chi ha redditi minimi, portando ad uno squilibrio nell’attribuzione della quota dell’8 per mille. Queste sono le ragioni che mi inducono a sostenere questo emendamento.
BIONDI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIONDI (FI). Ho sottoscritto l’ordine del giorno 84.100 con lo spirito che viene indicato nella parte in cui viene preso un impegno nei confronti del Governo. Non penserò mai che assumere una iniziativa come questa significhi assumere un ruolo ghibellino piuttosto che guelfo all’interno di questo Palazzo. Credo che sia doveroso esaminare la funzionalità e la producenza di un provvedimento.
Ho ascoltato con grande interesse tanto quello che ha detto il collega Ciccanti quanto quello che ha detto il senatore Quagliariello. Ma noto in questo una preoccupazione che non ritengo corrispondente alle finalità che vengono qui indicate, che non sono di stravolgimento dei rapporti, ma «nel pieno rispetto delle leggi vigenti e degli accordi intercorsi con lo Stato, Chiesa cattolica ed altre confessioni religiose ad assumere le iniziative necessarie volte alla modifica di criteri di ripartizione del gettito al fine di stabilire che, in caso di scelte non espresse dai contribuenti, le relative risorse siano destinate a scopi di interesse sociale, umanitario, a diretta gestione statale».
Non vedo perché il nostro Stato, che avrà tanti difetti ma almeno doveva avere il pregio di poter interessarsi delle questioni di carattere sociale e morale, rivolte cioè al sostegno di situazioni che possono non essere state previste, non possa svolgere questa attività.
In questo caso non è di supplenza, ma di attività diretta. Credo allora di aver fatto puramente e semplicemente il mio dovere. Poiché non ho l’abitudine, a differenza di altri, di subordinare il mio voto alle firme che esprimo: se firmo un emendamento tengo fede ad esso.
Non ho questa visione pendolare della funzione parlamentare. Perciò confermo questo con un certo dispiacere mio di non essere d’accordo con la maggior parte dei miei colleghi. Ma questo mi succede qualche volta ed è un presupposto dei liberali quello di avere qualche volta un’opinione che non coincide del tutto con quella degli altri.
PRESIDENTE. Bisogna ordinare il dibattito. Il problema collegato all’unificazione del dibattito ha creato, come avete visto, un insieme di interventi ovviamente eccessivi rispetto al Regolamento ed ai nostri tempi.
ANGIUS (Misto-CS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGIUS (Misto-CS). Signor Presidente, innanzitutto in questa breve dichiarazione di voto a favore dell’ordine del giorno G.84.100, di cui sono primo firmatario, voglio ringraziare le colleghe e i colleghi che l’hanno firmato e chiedere, se possibile, l’appoggio per la votazione elettronica.
So bene che molte colleghe e colleghi non condividono l’opinione che abbiamo espresso nell’ordine del giorno e so anche d’altra parte che i rapporti tra Stato e Chiesa oggi soffrono di una fase di difficoltà, a mio giudizio per una pretesa ingerenza della Chiesa cattolica nell’azione della sfera e delle istituzioni pubbliche, ma questa è una mia personale opinione che può essere ovviamente non condivisa da molti colleghi.
Qui stiamo parlando di una questione molto semplice, rispetto alla quale la discussione tra clericali, anticlericali, credenti o non credenti non c’entra niente. Stiamo parlando di una questione che riguarda l’uso delle risorse, dei denari dei contribuenti italiani, punto. Cioè, stiamo parlando di una questione di soldi e di una questione di libertà. Noi che cosa chiediamo? Che il Governo, badate bene, nel pieno rispetto delle leggi vigenti e degli accordi fatti con la Santa Sede e di tutte le procedure garantiste previste nei confronti di tutte le fedi religiose e di tutte le Chiese, rivaluti e riveda i criteri di ripartizione del prelievo dell’8 per mille, al fine di garantire che, nel caso di scelte non espresse dai contribuenti italiani, si presume volutamente e coscientemente, queste relative risorse siano destinate a scopi di interesse sociale di carattere umanitario a diretta gestione statale.
A me, per esempio, piacerebbe che queste risorse venissero spese per fare case popolari; qualcun altro potrebbe preferire qualche altra destinazione, benissimo. Ora, secondo me, si tratta di una questione di libertà (e vedo che mi sta ascoltando l’amico e collega Biondi), innanzi tutto delle persone, dei cittadini e dei contribuenti, che l’applicazione, così come avvenuto, di questa norma rischia di stravolgere.
Quindi, non voglio discutere dell’uso che viene fatto di tali risorse da parte della Chiesa cattolica. La Chiesa cattolica, lo dico ai colleghi, ci ha detto come utilizza queste risorse. Ci sono le fonti della CEI e quelle del quotidiano «L’Avvenire», il quale il 29 settembre ha spiegato qual è l’uso di queste risorse. Ho qui la ripartizione, non ho problemi a leggerla per tranquillizzare in questo modo il collega Quagliariello, il quale non può dire che siamo viziati da una sorta di statalismo. Chi vi parla, care colleghe e colleghi, è convinto che lo Stato italiano debba finanziare l’attività della Chiesa, per le sue finalità sociali e per la sua missione di fede. Non so come lo dobbiamo dire in termini più chiari. Sono però anche convinto che lo Stato italiano debba preservare la libertà dei contribuenti italiani. La questione allora non è, come dicevo prima, di lotta all’ultimo sangue tra credenti o non credenti, laicisti o antilaicisti; parliamo di soldi, dell’uso delle risorse dei cittadini italiani: discutiamo di queste risorse.
Voglio segnalare, infine, che la Chiesa valdese, tanto per fare un esempio, non accetta questa ripartizione che viene prevista dalle norme vigenti e infatti usa soltanto le risorse che direttamente i contribuenti italiani le versano deliberatamente e scientemente.
Per queste ragioni chiedo di votare a favore di questo ordine del giorno, per affidare al Governo la possibilità e la facoltà di operare nella direzione che abbiamo detto ed auspicato. (Applausi dei senatori Montalbano e Bulgarelli).
PETERLINI (Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PETERLINI (Aut). Signor Presidente, volevo solo rimarcare che siamo a favore dell’ordine del giorno G.84.101, al quale personalmente intendo aggiungere la mia firma.
Circa l’ordine del giorno G.84.100, chi ha seguito ha capito che il relatore si è rimesso all’Aula, mentre il Governo ha precisato che è disposto ad accettarlo come raccomandazione. Presidente, a questo punto, le chiedo formalmente che si voti anche tale ordine del giorno, per evitare di obbligare il Governo, anche solo con una raccomandazione, ad un comportamento che magari non rispecchia la volontà dell’Aula.
Per quanto riguarda noi, non la rispecchia: noi siamo per un parere contrario a questo ordine del giorno, perché vorremmo che la ripartizione dei fondi dell’8 per mille rimanesse quella che è.
Ho seguito attentamente l’intervento del senatore Angius, il quale in sostanza ha affermato che solo una parte dei cittadini dichiara a quale confessione o a quale chiesa dovrebbe essere dedicato il contributo; il resto dovrebbe essere assegnato per motivi sociali. A tali affermazioni contrappongo che già c’è la possibilità di scegliere la casella non solo per la Chiesa cattolica o per la confessione a cui si appartiene, ma anche per lo Stato, che può dedicare l’8 per mille a fini sociali.
Assumere poi, come giustamente finora si è fatto, di ripartire l’equivalente delle dichiarazioni non fatte a tutti in proporzione alle dichiarazioni fatte mi sembra molto più giusto rispetto all’adottare una regola in virtù della quale si dice: «Il resto me lo prendo io». In absurdum si potrebbe anche dire: «Il resto, quello che non è optato, va tutto alla Chiesa cattolica» e sarebbe ugualmente ingiusto. Allo stesso modo, però, è ingiusto prevedere una scelta tassativa tra varie opzioni tra cui c’è anche quella dello Stato e poi attribuire, se è giusta l’informazione che ha fornito la senatrice Brisca Menapace, il 60 per cento allo Stato. Sarebbe un esproprio della Chiesa cattolica contro cui noi ci opponiamo con fermezza.
PRESIDENTE. Un momento solo, colleghi: secondo me ci siamo infilati in un pasticcio unificando la discussione. Quando ci sono le regole, vanno bene per tutti, si rispettano e parla un oratore per Gruppo. In questo caso vi sono ancora dei Gruppi per i quali nessuno è intervenuto: si tratta del Gruppo dei Verdi, di quello della Lega e del senatore Cusumano, che rappresenta una componente del Gruppo Misto.
Quindi, vi sono ancora tre interventi; a seguire, interverrà la senatrice Finocchiaro e poi, se permettete (spero lo permettiate), ci avvieremo alla conclusione di una discussione lunghissima. Ovviamente la Presidenza non ha nulla da eccepire su una discussione lunga concernente un argomento delicato: vi prego però di pensare anche che dobbiamo portare a termine il nostro lavoro. Prego pertanto i senatori e le senatrici cui darò la parola di utilizzare il minor tempo possibile.
SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, una piccola precisazione: il Gruppo è denominato Insieme con l’Unione Verdi-Comunisti Italiani, ma comprendo la stanchezza.
Sulla questione che di alcuni temi non si possa mai parlare, è di pochi giorni fa la notizia che il Governo intende bloccare anche la proposta di legge che elimina quella strana cosa rappresentata da gente in armi chiamata cappellani militari; però almeno su questo ordine del giorno le cose sono molto chiare. Come hanno spiegato i miei colleghi, infatti, non è assolutamente punitivo: si tratta di una norma di chiarezza in riferimento a chi vuole dare effettivamente ad un credo, ad una fede religiosa, un dato contributo e a chi invece non sente tale questione.
Siccome molte volte i miei colleghi, secondo me sbagliando pesantemente, mettono il dibattito in relazione con l’essere anticlericali o non anticlericali, credenti o non credenti, per una volta (non lo farò mai più) vorrei dire che questo tipo di proposte hanno delle ragioni forti nella fede e tra i credenti, perché la comunità cristiana e tutte le altre comunità chiedono innanzi tutto a chi ha fede di credere nello spirito e di contribuire alle necessità della comunità ecclesiastica. Il fatto che la Chiesa cattolica non creda più nello spirito e chieda allo Stato di sopperire a ciò che i fedeli non fanno è una cosa gravissima. Non solo, ma oltre tutto in modo assolutamente gratuito: diverso sarebbe stato se fosse stata un’azione diciamo anche di fede, nel senso di prevedere che chi dà paghi la metà e l’altra metà la paga lo Stato. Invece qui siamo davanti ad una elargizione senza nessuna assunzione di responsabilità da parte dei credenti e credo che anche da parte dei credenti questa cosa sia davvero terribile.
Aggiungo che noi abbiamo molte volte difficoltà, lo vedo anche da quello che dicono i colleghi, e ci chiediamo se un dato atto è o non è antireligioso, e poi c’è la questione dei rapporti tra Stati. Ebbene, forse anche la questione rappresentata da una Chiesa che si è fatta Stato (per me è un abominio) inficia tutta la discussione perché ovviamente a volte si parla di difesa della religiosità, del costume e delle credenze del nostro popolo, altre volte invece si parla di ciò che uno Stato autonomo fa con un altro Stato. Questa cosa comincia a diventare intollerabile ed intollerante.
Terza questione: io credo molto nello spirito che si evolve, credo molto che chi ha la fede avrà la possibilità di far fiorire tutto ciò che la contraddizione della Croce porta (non parlerò mai più di religione, giuro, perché sono contrarissimo); ma credo anche molto che sia un gravissimo errore chiedere agli Stati (siamo in piena teocrazia, siamo in Arabia Saudita) che ciò che è credenza diventi legge e, a questo punto, istituzione. Non è solo un’offesa alla laicità dello Stato, è anche un’offesa allo spirito e ai veri credenti. Grazie. (Applausi dal Gruppo IU-Verdi-Com).
DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DIVINA (LNP). Signor Presidente, i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica risalgono a tempi lontani; senza ripercorrere tutta la storia, dal non expedit risorgimentale siamo arrivati al 1929 prima di instaurare, o meglio ricucire, rapporti diretti tra il mondo cattolico e lo Stato italiano. Volendo fare un’analisi, lo Stato ha sempre aiutato, ha sempre ritornato quel maltolto di cui si era detto, con la confisca dei beni dello Stato pontificio, in varie maniere: fino a non molto tempo addietro vi era ancora il Fondo per il sostentamento del clero; dal 1985 in poi, con il secondo Concordato, si sono definiti i paletti in modo un po’ più chiaro. Non credo che adesso questo Parlamento possa stravolgere completamente un passato che rappresenta un terreno molto accidentato… (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Un altro minuto, senatore Divina.
DIVINA (LNP). La ringrazio, Signor Presidente. Adesso lo Stato italiano si impegna a restituire alle confessioni religiose l’8 per mille che deve andare in attività umanistiche, beneficenza ed altro. Non solo la Chiesa cattolica, ma altre confessioni che hanno sottoscritto le intese si avvalgono di questo aiuto statale.
Ai cittadini resta ancora la libertà di dire no, di chiedere che sia lo Stato a gestire quel loro piccolo contributo alla solidarietà: è una libertà, infatti, barrare l’una o l’altra casella.
Tuttavia, è molto subdolo dire adesso che dal momento che l’inoptato – cioè l’8 per mille di chi non firma – rappresenta una massa consistente, fra i cinque contendenti uguali formalmente uno è più uguale, perché l’inoptato va tutto allo Stato italiano: questo è un subdolo e recondito attacco alla Chiesa che la sinistra non ha mai smesso di fare. È un grande difetto della sinistra, che in ogni occasione tende a mettere un fendente, a collocare pali tra la struttura sociale del nostro Paese e il mondo clericale.
BINETTI (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BINETTI (Ulivo). Signor Presidente, con questo dibattito si riprende oggi la discussione svoltasi in Aula qualche giorno fa, conclusasi, in modo direi generalizzato, a favore del riconoscimento di un servizio prestato non solo dalla Chiesa cattolica ma dalle Chiese, con la possibilità, peraltro, come ricordava anche il senatore Divina, che le persone comunque scelgano di dedicare parte del loro contributo allo Stato perché lo gestisca.
Mi sembra che questa sera, però, non ci sia stato lo spazio adeguato perché potesse emergere anche una voce molto più convinta dalla sinistra – ci tengo a sottolineare questo punto – di attenzione, riconoscimento e consapevolezza del grande servizio che le Chiese prestano.
Poi, quando il collante sociale si sfascia e si sfibra, quando ci si trova di fronte ad un contesto di violenza ed aggressività, ci rendiamo conto che manca a monte una serie di ammortizzatori sociali, quelli che si costruiscono sui valori condivisi e su una cultura della solidarietà e del servizio.
Da sempre in questo la Chiesa cattolica è al primo posto per frequenza di interventi, per qualità, per creatività e per inventiva. Certamente non è l’unica, ringraziando Dio, essendoci anche una grande collaborazione da parte di altre istituzioni.
Ritengo che l’ordine del giorno G84.100 sia fazioso e che contraddica a quanto detto in Aula pochi giorni fa. Mi auguro, pertanto, che all’interno del mio Gruppo siano in molti a non votarlo. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori Casoli e Possa).
CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, l’ordine del giorno G84.100 ripropone una questione già ampiamente affrontata in Aula e che, a mio avviso, non può essere liquidata con un ordine del giorno.
Ho apprezzato la sobrietà nonché la mitezza delle argomentazioni sviluppate dal senatore Angius che ha posto il problema senza toni ultimativi, ma c’è al centro la vexata quaestio dei rapporti tra lo Stato, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, anche in capo ad un Protocollo d’intesa del 1984.
Considero forti le argomentazioni del senatore Ciccanti che ha sottolineato l’esigenza di un confronto tra lo Stato italiano e la Santa Sede, affinché si pervenga ad una revisione della disciplina della ripartizione dell’8 per mille, posto che i soldi derivanti dal gettito dei contribuenti, senza precisa destinazione, già vengono utilizzati dalla Chiesa cattolica e da altre confessioni religiose per fini sociali e umanitari.
Ritengo quindi che le argomentazioni alla base di quest’ordine del giorno siano molto deboli e prive del necessario respiro di un confronto sereno tra Stato e Chiesa.
È necessario pertanto non approvare quest’ordine del giorno e riproporre la questione in modo diverso.
FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per precisare la posizione del mio Gruppo sull’emendamento 84.300, nonché sugli ordini del giorno G84.100 e G84.101, su cui sono già intervenuti alcuni colleghi. In particolare, condivido quanto espresso in riferimento all’emendamento 84.300 e, da ultimo, le considerazioni della senatrice Binetti. Il nostro voto sull’emendamento sarà dunque un voto contrario.
Il mio Gruppo lascia invece libertà di coscienza nel voto sull’ordine del giorno G84.100, nel pieno rispetto della diversità di opinioni che sulla questione si sono già registrate e sono state manifestate in Aula, anche quando in precedenza ci eravamo occupati di questo tema.
Voteremo invece a favore dell’ordine del giorno G84.101. (Applausi dal Gruppo Ulivo).
BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per segnalare un errore materiale nell’ordine del giorno G84.100, nel senso che, tra i firmatari, dopo il cognome Boccia manca il nome della senatrice Maria Luisa (Boccia, appunto). Ritengo sia giusto nei suoi confronti precisarlo.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto, anche se ora stiamo esaminando l’emendamento 84.300.
D’ONOFRIO (UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D’ONOFRIO (UDC). Signor Presidente, chiedo che all’emendamento 84.300 venga apposta la firma di tutti i senatori dell’UDC.
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASTELLI (LNP). Signor Presidente, colleghi, veramente senza far polemica, gradirei capire per qualche nostro collega cosa vuol dire la coerenza. Prima c’è stata un’interlocuzione con la senatrice Franca Rame che ha dichiarato di essere poco coerente.
Adesso vorrei capire cosa voterà qualche altro nostro collega qui presente, perché ho in mano un appello scritto in cui si chiede che testualmente, riguardo alla norma del 5 per mille, divenga stabile nella nostra legislazione che per la copertura non vengano previsti tetti o analoghe riduzioni. Questo appello è firmato dalla senatrice Rita Levi-Montalcini. Adesso invece voterà un articolo – probabilmente votando contro questo emendamento e poi votando presumibilmente a favore dell’articolo – in cui si pone un tetto. Ma la coerenza esiste ancora in questo mondo o è un optional che ondeggia come ogni stormir di fronde? Francamente non capisco queste cose. Ditemi voi. (Applausi dal Gruppo LNP).
IANNUZZI (FI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IANNUZZI (FI). Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di aggiungere la mia firma sull’ordine del giorno G84.100.
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Passiamo alla votazione dell’emendamento 84.300 mediante procedimento elettronico, come precedentemente richiesto dal senatore Vegas.
Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell’emendamento 84.300, presentato dal senatore Vegas e da altri senatori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817
PRESIDENTE. (Brusìo). Per cortesia, vi dispiacerebbe moderare le urla?
Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno G84.100, sul quale il relatore si è rimesso all’Aula ed é stato chiesto il voto elettronico.
FERRARA (FI). E il Governo?
PRESIDENTE. Il Governo accetta l’ordine del giorno come raccomandazione.
VEGAS (FI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VEGAS (FI). Signor Presidente, questo è un ordine del giorno importante perché, malgrado sia scritto in stile nodino, vuol dire sostanzialmente che il Governo si impegna, se approvato, a rinegoziare l’accordo di modifica del Concordato del 1984; quindi, il Governo apre una procedura con la Santa Sede. Il Governo non può rimettersi all’Aula o accettarlo come raccomandazione: dev’essere chiara la conseguenza.
Invito, quindi, il Governo a prendere una posizione chiara in materia.
PRESIDENTE. Senatore Vegas, il Governo ha preso la posizione che ha ritenuto.
In ogni modo, l’Aula viene chiamata a votarlo: quindi, da questo punto di vista, l’Aula è sovrana e deciderà l’andamento di questo ordine del giorno.
(È pervenuta alla Presidenza la seguente richiesta di aggiunta di firme: all’ordine del giorno G84.100, dai senatori Turigliatto e Micheloni).
LIVI BACCI (Ulivo). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LIVI BACCI (Ulivo). Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all’ordine del giorno G84.100.
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
L’ordine del giorno si intende sottoscritto dalla senatrice Boccia Maria Luisa, come è stato ricordato.
Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Angius, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell’ordine del giorno G84.100, presentato dal senatore Angius e da altri senatori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B) (Applausi dai Gruppi FI e LNP).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817
PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l’ordine del giorno G84.101 non verrà posto ai voti.
Passiamo alla votazione dell’articolo 84.
CARRARA (FI). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Carrara, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell’articolo 84.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817
PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l’ordine del giorno G84.0.100 (testo 2) non verrà posto ai voti.