La decisione della chiusura dell’Agenzia del Terzo Settore è stata presa dal Consiglio dei Ministri durante la riunione di venerdì scorsa e sarà oggetto di un decreto ad hoc. Ho già detto che si tratta a mio avviso di un grosso sbaglio.
Che strano destino.
Da quando si è palesata questa possibilità (autunno scorso), i piani alti dell’Agenzia hanno iniziato a produrre sempre più atti, come se avessero dovuto motivare la ragione dell’esistenza dell’Agenzia stessa.
Si è arrivati persino ad osservare il verificarsi di due paradossi, o meglio, di ciò che sarebbe dovuto accadere da tempo.
Primo. Zamagni ne ha detta una giusta. Quando è stato detto che le competenze dell’Agenzia sarebbero passate alla Direzione del terzo settore del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il professore bolognese ha opposto la terzietà (necessaria per l’espletamento delle funzioni) proprie di un’Agenzia che un Dipartimento del Ministero non ha e non può avere.
Diciamo la verità, Zamagni ha avuto tempo cinque anni per criticare una mossa del governo (regnanti Prodi – che ce l’ha messo – , Berlusconi e infine Monti); ebbene, non l’ha mai fatto. Se l’avesse fatto, avrebbe mostrato a tutti l’importanza di dirsi – e di essere – “terzi”.
Qui il commiato del presidente di Zamagni.
Secondo. L’Agenzia, sentendosi mancare il terreno sotto i piedi, ha prodotto due documenti, due abstract (qui e qui) su ciò che ha fatto l’Agenzia negli ultimi anni. Un canto del cigno, di un cigno un po’ stonato. Di un cigno universitario, con tanta teoria esposta e poca presa pratica sul mondo del non profit.
Chi ha letto i libri verdi sul non profit, chi ha messo in pratica le terribili linee guida (a parte quelle sui bilanci copiate da quelle originali del 2001 dell’ordine dei commercialisti)?
L’Agenzia del Terzo Settore si è fatta sentire in questi anni per il vuoto intorno a sé prodotto. Un’esperienza personale, tra le tante. Andai con un cliente (abbastanza importante) a parlare nella sede di via Rovello a Milano, in merito agli effetti di una normativa – già in vigore da alcuni mesi – sul non profit, tutto il non profit, non solo sul mio cliente. Il consigliere che ci accolse prese appunti, si dichiarò ignaro del problema (la legge era rilevantissima, era in vigore già da alcuni mesi e gli effetti pesanti sul non profit), e si disse pronto a rispondere ai quesiti in breve tempo.
Nulla, il vuoto. Nessuno si è fatto sentire e il problema è stato risolto per altra via.
Tornando agli abstract, stupiscono per la frettolosità con la quale sono stati scritti; hanno fatto copia ed incolla dalle relazioni annuali, non hanno – in Agenzia – una capacità di “vendere” ciò che hanno fatto. E’ più forte di loro. Hanno fatto poco e spesso male e l’hanno voluto dire nel peggior modo possibile.
L’associazione “Masochismo oggi” li farà soci onorari.
Carlo Mazzini