In un articolo del Sole di oggi (21 maggio, pag 11 – qui online), Valentina Melis conferma i sospetti che due settimane fa avevo avanzato (qui il mio post) in merito al fatto che qualcuno al Ministero dell’Economia ha tagliato il 5 per mille 2010 del 20%, facendolo diventare un 4 per mille (4,1 per precisione).
Secondo le informazioni in possesso del Sole, oltre 16 milioni di contribuenti italiani avrebbero devoluto nel 2010 per i redditi 2009 parte delle proprie imposte per un totale di 463 milioni di euro; essendoci in cassa poco più di 380 milioni, qualcuno avrebbe deciso di corrispondere quest’ultima cifra complessiva agli enti beneficiari, tagliando di ben 80 milioni quell’espressione di volontà di così tanti cittadini chiamata ormai impropriamente “5 per mille”.
Sono queste le occasioni in cui è triste dire “io l’avevo detto”!
Oltre all’invito di leggere bene l’articolo, perché il nostro primo dovere di cittadini è essere informati prima di stracciarci le vesti, trovandoci di fronte ad una palese ingiustizia, dobbiamo chiederci cosa è opportuno fare.
Se è vero che l’indignazione è un moto dell’animo onorevole e salutare, dobbiamo capire come indirizzare al meglio questo malessere per l’ingiustizia patita; tenete conto che l’ingiustizia è subita tanto dalle organizzazioni (che ricevono il 17,3% in meno di quanto loro dovuto) quanto dai contribuenti che si sentono presi in giro.
Partiamo da come si può sentire il cittadino medio: già non salta di gioia nel pagare le imposte, figurarsi quando scopre che una parte consistente (quasi un quinto) di quella parte di tasse che lo Stato gli consente di destinare al non profit viene trattenuta dallo stesso Stato per pagare il funzionamento dell’amministrazione pubblica.
Il messaggio che deve partire – a mio avviso – dalle organizzazioni non profit è che certo che è una ingiustizia, perpetrata con i peggiori mezzi (rubare ai poveri non rientra tra le virtù cardinali), ma che nonostante ciò il non profit non abdica al proprio dovere di perseguire le proprie finalità.
E’ facile immaginare che il contribuente medio – saputa la ferale notizia – si disaffezioni al 5 per mille col più classico “intanto non serve a niente, alle organizzazioni non danno il 5 per mille che io assegno nella mia dichiarazione dei redditi”. E’ un rischio grave per gli enti.
Ribadisco, ditelo con ogni mezzo: se lo Stato non mantiene le promesse, il non profit e la società civile che rappresenta le mantengono, anche quando le risorse che vengono assegnate (dai cittadini) si riducono.
Se il non profit non abdica al proprio mandato sociale, lo stesso non profit non può neppure rimanere con le mani in mano.
Suggerisco che si debba chiedere conto delle seguenti questioni ai Ministeri interessati (Economia, Lavoro e Politiche Sociali, MIUR, Salute, Presidenza del Consiglio dei Ministri):
– è vero che sono state tagliate risorse al 5 per mille? Se sì, a quanto ammonta il taglio?
– sulla base di quale disposizione sono state tagliate? E cosa dicevano queste disposizioni?
– chi ha messo la firma sul provvedimento?
Lo Stato chiede continuamente il conto al non profit (rendicontazioni, bilanci ecc), come è giusto.
Credo abbiamo diritto – come contribuenti e organizzazioni – di chiederlo anche noi allo Stato.
Infine, se volete sapere a quanto ammonta il furto con (poca) destrezza, prendete la calcolatrice e fate la seguente operazione
Ammontare reale assegnato dai contribuenti = ammontare comunicato nelle liste X 1,21
Detto diversamente, per ogni 100 euro comunicatovi (in sordina) attraverso le liste del 5 per mille 2010 qualche settimana fa dovete aggiungerne altri 21. Il totale è ciò che spetta alla vostra causa sociale.
Infine, andate a vedere di cosa si parla nell’articolo a fianco di quello sul 5 per mille …
Carlo Mazzini
2 commenti
Caro Mazzini,
sottoscrivo in toto quanto Lei scrive: il mondo del Volontariato devrebbe davvero investire della quastione,tramite le proprie rappresentanze istituzionali e non (Forum Naz. del Volontariato, ConVol, mettiamoci anche CSVnet), il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, così come dovrebbero fare gli altri Enti della Ricerca Sanitaria, Scientifica e Univ. con i loro; se poi pensiamo che il 5 per mille del 2011, prossimo a uscire con le liste di ammessi ed esclusi, sarà decurtato di un 25%(su 400 MLN di tetto, 100 MLN per la lotta alla SLA, in FVG le sono già stati assegnati 2,2 MLN in questa guerra fra poveri), la cosa grida ancor più vendetta!
Un altro raggiro mi sembra emergere in qs giorni in cui si rivolgono a noi i ritardatari del 5 per mille 2012 intenzionati a iscriversi comunque pagando la famosa sanzione di € 258,00: chi si iscrivesse volendo usufruire dei termini massimi previsti al 30 settembre 2012, ai sensi della Circolare 10/E del 20/03/12 dell’Ag. delle Entrate, perderebbe capra e cavoli perchè:- non potrebbe inviare entro il 30 giugno la dichiaraz. sost. di atto notorio (a meno di dichiarare il falso), e sarebbe soggetto a ulteriore sanzione di € 258,00 anche per qs. atto ;
– si troverebbe iscritto a cose ormai concluse perchè mi risulta che l’invio telematico dei CUD, dei 730 e degli Unici i CAF e i commercialisti lo fanno, trasmettendo le scelte per il 5 per mille ivi indicate, ben prima del 30 settembre, cominciando da inizio giugno: ergo, chi non è già iscritto resta con un pugno di mosche, però la sanzione la paga eccome!
Lei cosa ne pensa? Con stima.
Andrea Vuano
Caro Vuano
non credo che si debba pagare due volte i 258 euro (se ho capito bene il suo ragionamento) se la dichiarazione sostitutiva viene inviata oltre il 30 giugno. Mi risulta nuova.
In merito al fatto che le cd rappresentanze si muoveranno per richiedere il 5 per mille “maltolto”, dispero.
Con altrettanta stima
Carlo Mazzini