Come suggeritomi da un direttore particolarmente arguto di un ente non profit, vi è la necessità di fare i conti in tasca alla manovra – ddl Stabilità – che in previsione taglia la possibilità di dedurre e detrarre le donazioni agli italiani.
La considerazione è questa: i tecnici si aspettano che diciamo che è sbagliato dal punto di vista morale tassare le donazioni, quindi – oltre a questa che rimane una verità – bisogna capire se possiamo dire che non è neppure conveniente fare questo tipo di manovra.
Ho fatto qualche ricerca con dati che – come vedrete – sono necessariamente parziali; il Ministero dell’Economia ha infatti il brutto vizio di tenere per sè i dati delle dichiarazioni, pubblicando solo alcune informazioni.
Andiamo sul sicuro. La detrazione fiscale al 19% delle erogazioni riconosciute alle Onlus e alle organizzazioni umanitarie in (art 15, c 1, lett i-bis) costa allo stato 36,3 milioni di euro. Dato che il valore medio delle erogazioni è pari a € 210 euro – sotto il valore della franchigia – possiamo ipotizzare (non conoscendo la distribuzione dei valori di donazione portati a detrazione, cioè ad esempio quanti ne vengono portati a 50 euro e quanti a 500 euro) che l’80% delle donazioni (rectius, del valore delle donazioni) non riesce a superare la franchigia e quindi non viene più portato a detrazione.
Il risparmio dello Stato sulle detrazioni alle Onlus ammonterebbe a soli 29 milioni di euro, mentre rimarrebbero nelle tasche dei contribuenti i restanti 7,3 milioni.
Inoltre, complessivamente tutte le detrazioni e deduzioni derivanti da erogazioni al non profit – sono 18 casi – costano complessivamente 138 milioni, dati governativi del Gruppo di lavoro contro l’erosione fiscale (nov. 2011); ATTENZIONE i 138 milioni rappresentano l’ipotesi che vengano tolte del tutto le deduzioni e detrazioni e non solo quelle sotto la franchigia.
Prima di calcolare a quanto ammonterebbe il risparmio realizzato grazie alle famose misure (franchigia di 250 per deduzioni e detrazioni e tetto massimo di € 3000 per le detrazioni), bisogna fare una considerazione.
Di questi 138 milioni, circa la metà 65,8 milioni, sono imputabili al costo – per lo Stato – derivante dall’applicazione della “+ dai, – versi”. Qui mi percorre un dubbio: in questa cifra sono incluse anche le donazioni da aziende? Il documento del Gruppo di lavoro non è chiaro in quanto nelle tabelle parla di beneficiari “persone fisiche e soggetti IRES” (cioè aziende), ma nella scheda fa riferimento come fonte informativa (cioè base di calcolo) ad un rigo della dichiarazione dei redditi persone fisiche. Quindi ipotizziamo che i dati riportati nel report siano tutti riferibili all’applicazione della “+ dai, – versi” in ambito “persone fisiche”; ciò vorrebbe dire che non hanno calcolato l’incidenza della norma sul reddito (e sulla fiscalità) delle aziende. Complimenti!
Se chi dona e utilizza la deduzione della “+ dai, – versi” ha un valore medio di donazione pari a 320 euro, possiamo ipotizzare che solo il 40% delle somme donate e dedotte superino al soglia dei 250 euro, portando quindi il costo dello Stato da 65,8 a 26,3 milioni di euro.
Il risparmio dello Stato solo sulle deduzioni dalla “+ dai, – versi” ammonterebbe a 39,5 milioni di euro, mentre rimarrebbero nelle tasche dei contribuenti i restanti 26,3 milioni.
29 + 39,5 milioni = 68,5 milioni di risparmio dello stato sulle donazioni dedotte o detratte Onlus e “+ dai, – versi”.
Le altre misure minori di deduzione e detrazione al non profit costano pre-riforma 36 milioni. Hanno valori medi di donazione abbastanza bassi, e ipotizziamo nuovamente che la franchigia tagli l’80% dei casi dato che sono quasi tutte detrazioni e vengono colpite sia dalla franchigia che dal tetto dei 3.000 euro massimi di detrazione; altri 28,8 milioni di euro risparmiati dallo Stato.
Complessivamente, quindi, se il parlamento fa passare la misura di taglio delle deduzioni / detrazioni lo Stato guadagna 68,5+28=96,5 milioni di euro.
Se fino a ieri lo Stato ci “perdeva” 138 milioni (e i contribuenti ci guadagnavano la stessa somma), ora lo Stato ci perde solo 41,5 milioni, mentre il contribuente italiano ogni 10 euro che risparmiava prima della legge di stabilità, ora ne risparmia solo 3 !
Vediamo ora il peso delle deduzioni / detrazioni alle donazioni sul totale del taglio a tutte le deduzioni / detrazioni
Dal taglio di tutte le deduzioni / detrazioni (quella sui mutui ecc) lo Stato ritiene di ottenere un risparmio 1,1 miliardo di euro all’anno.
Il taglio delle deduzioni / detrazioni alle donazioni al non profit pesa quindi, in termini di risparmio per lo Stato, poco meno del 10% di questa parte di manovra.
Ma quanto costa al non profit questa manovra?
Qui non abbiamo numeri. Non ho idea di quale sia il rapporto tra le donazioni portate a risparmio fiscale e quelle complessive. Credo sia un rapporto molto basso.
Ma il solo fatto di sapere che una donazione può portarmi un risparmio sulle imposte che devo pagare aumenta la mia spinta a donare, e anche a donare di più rispetto al caso di assenza di agevolazione. E’ l’homo oeconomicus, ragazzi. Non rileva che poi io mi giovi realmente della misura agevolativa.
Vi è un effetto immediato della manovra che è quello della spiegazione – imbarazzante – delle organizzazioni che al donatore dovranno dire: “caro donatore, solo se tu doni più di 250 euro potrai avere qualche risparmio fiscale, e, nel caso di detrazione, devi solo sperare (!) di non portarti altri oneri in detrazione, altrimenti non potrai detrarti proprio nulla”.
Che appealing di comunicazione, vero?
L’effetto “di rimbalzo” al taglio del risparmio fiscale evirato (quasi annullato) è che al netto delle motivazioni etiche che muovono il donatore ad erogare soldi ad una non profit, e al netto anche della crisi economica che comunque porta la gente a donare di meno, il donatore sarà comunque portato a non donare le cifre che donava prima dato che “anche lì lo Stato è padrone e predone”.
Quindi non possiamo dire quanto ci perde il non profit, ma possiamo – pur senza quantificare la somma – affermare che tagliando al non profit, è tutto il sistema paese a perderci.
La somma dell’effetto di maggiori entrate per lo Stato e le minori entrate per il non profit non è un gioco a somma zero; come chiunque sa, i soldi investiti nel non profit “fanno bene” ai conti dello Stato. Vediamo perché.
Se lo Stato disinveste (perchè è questo in definitiva il senso della manovra)
– nella ricerca scientifica e nel comparto sanitario, si troverà una peggiore condizione della salute dei cittadini e quindi un maggior costo della sanità
– nell’assistenza sociale, avrà un costo maggiore nella protezione sociale
– nell’ambiente, dovrà sanare deturpamenti portati dalla mancata protezione del territorio
– nella valorizzazione e protezione dell’arte, avrà meno entrate dal turismo culturale e maggiori costi per il mantenimento del patrimonio artistico
e così via: continuate pure voi.
Si noti che i benefici nel breve di risparmio di quei maledettissimi 96,5 milioni, si tramutano in mancate entrate e maggiori costi a lungo periodo per il fatto di non aver investito quei soldi nella salute, nell’assistenza sociale, nell’ambiente, nell’arte ecc.
Capisco che questo governo abbia la vita breve e che debba sanare i conti di oggi. Ma è sorprendente che non capisca – o faccia finta di non capire – che il risparmio di oggi porterà ad un depauperamento reale della qualità della vita delle persone a partire da domani.
Dai cd “tecnici” ci saremmo aspettati una maggior visione prospettica delle cose.
Non potremmo rimandarli all’università – dalla quale vengono – per ripassare i fondamentali? Sembra proprio che gli manchino!
Carlo Mazzini
6 commenti
Pingback: Carlo Mazzini su http://www.quinonprofit.it/?p=3527 - Valerio Melandri
caro dr Mazzini, grazie per la sua analisi, molto chiara.
che dire: resistiamo ancora qualche mese, dopodichè qualsiasi governo di buon senso e privo di tendenze suicide, ripristinerà le condizioni minime necessarie alla sopravvivenza del terzo settore.
cordialmente
alberto carlesso
Da dove viene tutto questo ottimismo? Quel che faranno i politici sarà di non ripristinare nulla – l’han fatto i tecnici, noi non possiamo sconfessarli! – e di non far rialzare l’Italia …
Cordiali saluti
cm
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Gentile dott. Mazzini, ho un po’ letto la recente circolare N. 48/E dell’agenzia delle entrate sulle nuove imposte di bollo per i conti correnti e i libretti di deposito…è sempre valida l’esenzione dalle imposte di bollo per le onlus…vero…? lì non ho trovato traccia fra le note relative alle esenzioni….
Claudio
L’esenzione sull’imposta di bollo permane, dato che la legge non è stata modificata.
cm