Il 3 dicembre è uscita la Circolare 1 del Dipartimento delle Finanze – Ministero dell’Economia e delle Finanze – relativa ad alcune problematiche connesse al DM 200/12 (il regolamento sull’applicazione dell’esenzione agli immobili degli enti non commerciali utilizzati in parte per attività commerciali).
Il testo della Circolare affronta due ordini di problemi.
Enti ecclesiastici civilmente riconosciuti
Gli enti ecclesiastici, pur non dovendo avere uno statuto, devono munirsi entro il 31 dicembre 2012 di un regolamento contenente le disposizioni di cui all’articolo 3 del DM 200/12. Certo, il Ministero continua – a torto – a ritenere che quelle siano condizioni di non commercialità dell’ente, ed invece sono quelle di assenza di scopo di lucro, dato che trattano di
“a) il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché’ fondi, riserve o capitale durante la vita dell’ente, in favore di amministratori, soci, partecipanti, lavoratori o collaboratori, a meno che la destinazione o la distribuzione non siano imposte per legge, ovvero siano effettuate a favore di enti che per legge, statuto o regolamento, fanno parte della medesima e unitaria struttura e svolgono la stessa attività’ ovvero altre attività’ istituzionali direttamente e specificamente previste dalla normativa vigente;
b) l’obbligo di reinvestire gli eventuali utili e avanzi di gestione esclusivamente per lo sviluppo delle attività’ funzionali al perseguimento dello scopo istituzionale di solidarieta’ sociale;
c) l’obbligo di devolvere il patrimonio dell’ente non commerciale in caso di suo scioglimento per qualunque causa, ad altro ente non commerciale che svolga un’analoga attività’ istituzionale, salvo diversa destinazione imposta dalla legge.”
Davvero il Dipartimento delle Finanze ritiene possibile che un parroco o un responsabile di ente ecclesiastico abbia la libertà di scrivere queste poche note, acquisendole come proprio regolamento e andarle a registrare all’agenzia delle entrate entro la fine dell’anno?
Non sanno al Ministero che questi passi devono essere valutati e ponderati, soprattutto da enti che – pur essendo effettivamente senza scopo di lucro – hanno processi decisionali tra i più complessi (e bizantini) che ci siano?
Direi che dare 28 giorni è un pò pochino, tenuto conto del fatto che il dipartimento ci ha messo 9 mesi (circa 270 giorni) per scrivere il decreto ministeriale!!!
Per inciso, il Dipartimento cita la Circ 168/98 dell’Agenzia delle Entrate per avvalorare questa richiesta. Certo, si dimentica di dire che in quel caso si trattatava di argomento diverso, cioé le onlus parziarie, la possibilità per gli enti ecclesiastici di farsi riconoscere parzialmente come Onlus. Qui è tutt’altra materia.
Vorrei proprio vedere la faccia degli embedded vaticani Riccardi e Ornaghi che, chiamati in udienza privata, si sentono chiedere “ma che diafolo fi ho messo a fare lì?”
La seconda novità della Circolare risponde alla seguente domanda: ma i criteri di commercialità del DM 200/12 valgono anche per calcolare l’IMU del 2012?
La risposta è SI. Quelle bislacche idee riportate nel DM ci rovinano anche il 2012, oltre che il 2013 e gli anni a venire.
Quindi se svolgo un’attività di quelle prese in considerazione dal DM (ad es attività sportiva, facendo pagare ai soci il corso di pilates), entro il 17 dicembre (14 gg dalla firma della circolare) devo ricalcolare l’IMU da pagare sulla scorta di quelle illuminanti idee che
già ho avuto modo di criticare.
ATTENZIONE: l’immobile usato per attività sia commerciali che non commerciali deve considerarsi tutto “commerciale”, in quanto la possibilità di andare a proporzionare l’uso a seconda dei metri quadri o delle persone “servite” dalle due attività (e quindi di considerare una parte esente e l’altra imponibile) parte dal 1 gennaio 2013.
Riepilogando: agli enti ecclesiastici il Ministero chiede di fare in poche settimane una cosa che nessuna norma chiede loro (tanto è vero che hanno dovuto riferirsi ad una Circolare che non c’entra nulla). Senza il regolamento registrato gli enti ecclesiastici non possono ottenere l’esenzione dall’IMU neppure per il 2012!!!
Inoltre, a tutti gli enti non commerciali il Ministero chiede di verificare l’eventuale commercialità dell’attività e calcolare il valore dell’imposta in pochi giorni, seguendo strambe regole dettate poche settimane fa.
Credevamo che il Ministero avesse raggiunto il limite del paradosso e dell’insipienza con il DM di fine novembre. Ed invece …
Non finiranno mai di stupirci.
Carlo Mazzini
4 commenti
Non comprendo bene…sembra che si stia chiedendo agli enti ecclesiastici di acquisire qualifica di onlus…? Non credo sia possibile visto che possono avere un “ramo Onlus” ma non diventare onlus….Ad es. pag 3 del presente studio….
https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:sGMIcadcYTMJ:seracini.ddmo.it/index2.php?option%3Dcom_content%26do_pdf%3D1%26id%3D143+la+chiesa+%C3%A8+ente+ecclesiastico&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESjAn8Zxt8v7JFcwoC5kXrnPFN32AYIATYNxLCOMLAxP37qxxbyt02fHV4Yt7NXT1wykAkxd-FgBNzp9tlFqMUPfg-FQPbqg4AmjRLf-Mo3aSx0iEWNSX844LcsnMs3F4RU7gedy&sig=AHIEtbQJsC4IPtFKOmKrSjYJ3OBTT5_-FQ
NO, chiedono agli enti ecclesiastici di avere un regolamento con riportati espressamente i tre punti di assenza di scopo di lucro.
Non sarebbe l’ora di dire basta, nel nome della certezza del diritto, a delle regole imposte da circolari che non hanno la forza di legge e quindi possono al limite valere come istruzioni ai propri dipendenti? Perchè non ho più la mia dignità di cittadino e devo fornire prove diaboliche per dimostrare la mia ragione? Perchè devo registrare, peraltro a titolo oneroso, una banalità fattuale? Potrebbe essere anche arrivata l’ora di far notare che esistono dei diritti anche del contribuente, che non sempre è evasore. Si tradiscono i principi costituzionali, lo Statuto del contribuente e non ultimo lo spirito della riforma fiscale del buon Vanoni. Se in nome di una superiore esigenza di gettito tributario possiamo ignorare ogni e qualsiasi diritto dovremmo avere il coraggio di dirlo, e ritornare ad una imposizione medievale senza diritto alcuno per il povero contribuente soggetto alle mire del signorotto locale.
Scusatemi per lo sfogo, non voglio presentarmi alle prossime politiche e non voglio neanche essere ovvio e banale.
Ma peronalmente ritengo di avere molte frecce nell’arco di un eventuale contenzioso tributario anche disattendendo queste “folli” istruzioni, che peraltro non hanno neanche la minima utilità pratica.
Come darti torto? E infatti non lo faccio. Il problema è: chi può permettersi un contenzioso infinito? Perchè non è possibile definire con certezza ciò che sta nel mercato e ciò che non è nel mercato? Perché non è possibile vivere in un paese in cui i cittadini non siano trattati come sudditi? Perché … Perché?
Caro Fabio; come vedi ai tuoi perchè aggiungo i miei, e non trovo uno straccio di risposta!
Carlo