Sabato ho vinto la mia proverbiale timidezza – ebbene sì, son timido, a giorni alterni – e sono andato ad un banchetto per contribuire alla ricerca sul cancro. La timidezza non stava nell’offrire pochi euro, anche se il fatto di essere zeneise non aiuta, ma nel fare domande ai gentili volontari che sfidando un vento ed una temperatura finalmente autunnali offrono faccia e tempo per una causa.
Arrivo. Seduti al banchetto ci sono una signora e un uomo apparentemente della mia età. Chiedo quanto costa il pacchetto di cioccolatini dell’AIRC.
Primo: mi sorridono.
Secondo: mi dicono “10 euro per la ricerca sul cancro”
Terzo: mi chiedono i dati, e io dico che sono già socio, allora scrivono solo il nome e cognome sulla ricevuta e me la consegnano.
Ora tocca a me. Dopo aver dato i 10 euro, chiedo, palesando lo scopo informativo e non la recriminazione, “ma se io vi avessi dato una somma inferiore, me li avreste dati lo stesso i cioccolatini?” Impassibili, col sorriso mi dicono che no, i cioccolatini sono per i contributi dai 10 euro in su, sono un modo per ringraziare i donatori.” Scambio altre due parole con i gentili – e sempre sorridenti – volontari, li saluto e io e il mio cane giriamo ci allontaniamo.
Non so se il mio cane fosse soddisfatto, io sì, ed il perché è presto detto.
Tengo un certo numero di corsi di formazione sulle entrate tipiche ed atipiche degli enti non commerciali e quando arrivo alla raccolta pubblica di fondi (per capirci: i banchetti in piazza) spiego perché non si tratti di una vera e propria commercializzazione di beni, ma – come mi son sentito rispondere dai volontari AIRC – di una richiesta di donazione da parte di un ente alla quale l’ente stesso risponde con un presente a due condizioni
– il presente ha un valore ben inferiore rispetto alla donazione;
– il presente viene dato solo in presenza di un importo minimo di donazione.
Queste sono le basi della raccolta pubblica di fondi, che tutti gli enti dovrebbero conoscere, così come dovrebbero essere conosciute (dagli amministrativi) le norme di riferimento, la questione (irrisolta) dell’occasionalità, la contemporaneità ad una manifestazione o ricorrenza (dell’ente, non è sempre Natale), la questione della defiscalizzazione, l’obbligo di rendicontazione. Queste cose dovrebbero essere conosciute anche dai funzionari pubblici, ma qui transeat.
Il fatto che i volontari dell’AIRC mi abbiano risposto correttamente – che quindi fossero consapevoli della ragione “penultima” (l’ultima la sanno benissimo) della loro presenza in piazza – mi ha messo di buon umore; mi son detto che allora non tutto è perduto.
Poi, certo, son tornato a casa e mia moglie mi ha detto che aveva invitato i suoi genitori per il pranzo della domenica. E lì mi sono ricordato di una battuta di H Youngman:
“Volevo fare qualcosa di carino così ho comprato una sedia a mia suocera.
Adesso però non vogliono farmi inserire la spina”
Carlo Mazzini