Subito dopo aver indagato sul 5 per mille, la Corte dei Conti ha pubblicato l’esito dell’indagine sull’8 per mille (qui il comunicato stampa e il testo completo) che ha portato questi due risultati: la scoperta di una cospicua cascata di acqua calda e due piccole constatazioni consequenziali ma forse non banali.
La scoperta dell’acqua calda. Vediamo un po’: i numeri si conoscevano già (quelli più significativi li trovavate anche su Wikipedia). Il meccanismo e le differenze col 5 per mille erano conosciuti dalla notte dei tempi. Le proteste sulla scelta volontaria / obbligata del contribuente erano una delle battaglie storiche di radicali e UAAR (agnostici, atei, razionalisti). La mancanza del tetto assoluto è roba vecchia. Ovviamente il confronto col 5 per mille è impietoso e io ne parlai un anno e mezzo fa qui e due anni e mezzo fa qui. Il Sole 24 Ore pubblicò il 17.3.14 uno speciale sui “per mille” mettendo in rilievo anche le differenze con il 2 per mille ai partiti politici (qui).
Ciò nonostante, l’analisi della Corte dei Conti è davvero importante perché mette in rilievo due fatti davvero rilevanti della nostra comunità nazionale.
Primo fatto. Chi ci fa la figura del furbetti è la Chiesa cattolica, perché ha di certo pressato affinché non venisse MAI toccata in 24 anni di funzionamento questa agevolazione o non ne venisse mai messo in dubbio l’opportunità del meccanismo.
Direte: ma tu, potendo guadagnare da questa rendita di posizione, l’avresti fatto? Avresti messo in pericolo la (tua) rendita di posizione? Rispondo: ma io non vado a predicare l’etica o come deve comportarsi la gente persino sotto le lenzuola. Chi lo fa (chi predica) se non foss’altro per un principio di coerenza e di decenza, sì avrebbe dovuto farlo. E lo dico da cattolico osservante.
Ma il fatto non è questo, scusate. Il fatto è la FIGURACCIA che fa lo Stato. Totalmente asservito alle tonache cardinalizie, sottomesso come l’ultimo dei baciapile, devoto – lo Stato che deve essere laico! – come la più sfigata delle beghine: eccolo là che si prende dai pochi critici (e ora dalla Corte dei Conti) le sberle per aver coperto interessi non propri ma di qualcun altro. Tutti quei funzionari statali. Servitori dello Stato? Ma non fatemi ridere! Hanno servito messa per un quarto di secolo. Ora capisco perché molti alti funzionari dello Stato sono stati insigniti negli anni delle massime onorificenze della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano; era il minimo ringraziamento per l’immobilismo, per aver sopito ogni rischio di refolo di riforma dll’8 per mille. E sono gli stessi funzionari e politici che hanno defraudato la parte statale dell’8 per mille per coprire spese correnti (rifornimento dei Canadair ecc) ed in parte per rifinanziare i tetti delle chiese come monumenti architettonici.
Uno Stato serio non fa queste cose: e se le fa, si vergogna.
Secondo fatto. La domanda non la faccio a chi ha investigato ora, ma all’istituzione in generale. Perché la Corte dei Conti si è mossa solo ora, dopo un quarto di secolo dall’istituzione dell’8 per mille? Conoscere il funzionamento di un meccanismo che priva lo Stato di più di un miliardo all’anno non doveva essere uno dei temi di indagine da approfondire fin dall’inizio? Quale blocco culturale, quali pressioni politiche, quale strategia di laissez-faire ha mosso (anzi ha reso immobile) per così tanto tempo i magistrati contabili? E cosa ha fatto scattare la “curiosità” solo ora della Corte dei Conti verso l’agevolazione?
Carlo Mazzini