Ogni anno esaminiamo alcune delle disposizioni contenute in quella che una volta si chiamava “legge finanziaria” e che da alcuni anni – presi da insensato ottimismo – è stata rinominata in “legge di stabilità”. Anche quest’anno ci misuriamo con la solita legge monstre, ovviamente per ciò che riguarda il non profit con particolare attenzione ai profili fiscali o di legislazione speciale.
Ecco cosa è uscito dalla Camera, in attesa che al Senato procedano o a confermarla oppure a modificarla.
Innalzamento della soglia di detraibilità per le persone fisiche.
E’ rimasta l’innovazione (del governo) di incremento della soglia massima di detraibilità delle erogazioni liberali riconosciute alle Onlus. Si passa da 2.065 a 30.000 euro, con detrazione che – come previsto due anni fa – è a partire dal 2014 a quota 26%.
E’ stata quindi alzata dai politici la soglia allo stesso livello dei partiti … politici, giusto per non farsi dire più che conviene più donare ai partiti che alle onlus. Ma è una foglia di fico (per nascondere le vergogne) o una misura davvero agevolativa?
Entrambe le cose. Se ne avvantaggeranno le onlus più piccole che non hanno una contabilità “a partita doppia” e che pertanto non possono applicare la “+ dai, – versi” (quella della deducibilità al 10% fino a 70.000 euro).
Ovviamente dovranno trovare donatori danarosi, e più che sperare in (improbabili) erogazioni vicine ai 30mila euro, credo che possano dare una buona notizia a chi generosamente dona 5 o 10mila euro.
Ovviamente per le onlus che già applicano la “+ dai, – versi” la misura non serve a nulla. Infatti, a causa della progressività dell’imposta, a partire da un certo reddito il risparmio che si ottiene con la deduzione è maggiore di quello che si ottiene con la detrazione. Pertanto a partire dai 15.001 euro, il donatore riterrà sempre più conveniente applicare la deducibilità.
Innalzamento della soglia di deducibilità per i soggetti IRES (aziende).
Ad oggi (detto che anche per le aziende vige la possibilità di dedurre seguendo la “+ dai, – versi”) l’art 100, c 2, lett h parla di deducibilità delle “erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore a 2.065,83 euro o al 2 per cento del reddito d’impresa dichiarato”. Sappiate che quel “o” è disgiuntivo, cioè ha un significato diverso da quel che si riporta nella “+ dai, – versi” dove si dice “nel limite del dieci per cento del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 euro”.
“O”, per quanto vi sembri strano, vuol dire … “o”! Se un’azienda ha un utile di 10 milioni di euro sceglierà il 2% e potrà donare e dedurre fino a 200.000 euro. Direte: allora a cosa servono i 2.065 (ora aumentati a 30.000 euro)? Servono per quelle aziende che hanno utili così bassi che con l’adozione del limite percentuale sul reddito d’impresa dichiarato riuscirebbero a donare e a dedursi erogazioni limitatissime. Ad oggi, ad un’impresa che ha un utile minore di circa 100.000 euro conviene utilizzare il limite assoluto. Ad esempio, con un utile di 40.000 euro, il 2 per cento è pari ad 800 euro, pertanto – se si scoprisse generosa – potrebbe donare fino a 2.065 adottando l’agevolazione a misura assoluta. Avendo alzato il limite da 2.065 a 30.000, chi ha un utile minore ad 1,5 mln di euro può utilizzare il limite assoluto.
Meglio spiegarlo con un esempio:
utile azienda | limite del 2% | limite assoluto attuale€ 2.065 | limite del 2% | nuovo limite assoluto€ 30.000 |
80.000 | 1.600 | + conveniente | 1.600 | + conveniente |
300.000 | 6.000 | – conveniente | 6.000 | + conveniente |
900.000 | 18.000 | – conveniente | 18.000 | + conveniente |
1.800.000 | 36.000 | – conveniente | 36.000 | – conveniente |
La tabella dovrebbe chiarire il fatto che con l’innalzamento della soglia assoluta, le aziende avranno un’area più estesa di donabilità / deducibilità. E questa è una buona notizia, soprattutto per le Onlus che non possono far applicare la “+ dai, – versi”.
Per le Onlus che possono far applicare la “+ dai, – versi”, si apre una maggiore finestra per le aziende con redditi inferiori a 300.000 euro.
I politici possono detrarsi anche ciò che non è permesso ai comuni mortali
Al comma 105 dell’art 1 del disegno di legge abbiamo notato una disposizione davvero curiosa.
I politici potranno detrarsi le erogazioni liberali effettuate nei confronti dei propri partiti. Detto così, che c’è di male? Ma perché mai un politico dovrebbe donare al proprio partito? O detto diversamente: io eletto sono obbligato a versare una quota del mio stipendio da deputato o senatore al partito. E’ prassi comune e ha un senso. Non ha senso invece che si chiami questa “erogazione liberale”. Ed invece nel testo della norma potete leggere:
Le medesime erogazioni continuano a considerarsi detraibili ai sensi del citato articolo 15, comma 1-bis, ovvero ai sensi del presente articolo, anche quando i relativi versamenti sono effettuati dai candidati e dagli eletti alle cariche pubbliche in conformità a previsioni regolamentari o statutarie deliberate dai partiti o movimenti politici beneficiari delle erogazioni medesime
Quell'”anche quando” presuppone la consapevolezza che quelle non sono erogazioni liberali! Ed infatti i versamenti sono decisi dai regolamenti o dagli statuti dei partiti, cioè imposti anche a chi, pur facendo parte del partito, non intenderebbe versarli nelle casse del proprio partito. Ora, capiamoci.
Perché mai ciò che è vietato a tutte le altre persone che fanno parte di associazioni (detrarsi / dedursi le somme che l’associazione di cui fanno parte chiede obbligatoriamente, altrimenti non fai più parte dell’associazione) è permesso ai politici in carriera?
La risposta è semplice: perché i beneficiari dell’agevolazione sono coloro stessi che l’hanno votata!
Ok, potete vomitare!
Tassazione degli utili degli enti non commerciali colpisce tutti gli enti non commerciali
Nonostante le vibranti e ripetute proteste delle fondazioni bancarie, gli utili degli enti non commerciali (e loro – le FB – ne hanno più di tutti) subiranno un aumento della tassazione, così come è stato ben spiegato da altro commentatore su questo sito.
Le FB hanno protestato, è comprensibile. E’ verosimile che abbiano fatto di tutto per opporsi, ma finora non ce l’hanno fatta. Hanno protestato i centri di servizi ai quali con meno soldi verrà chiesto di fare più cose (allargamento della platea dei beneficiari dei loro servizi gratuiti). Hanno protestato dei parlamentari della maggioranza, e questo è meno comprensibile, in quanto l’iniziativa è del Governo che loro appoggiano. O meglio è comprensibile con la tattica del piede in due scarpe.
Chi non ha avuto abbastanza voce è stato tutto il resto del non profit. Perché, a parte i minori soldi che deriveranno dalle erogazioni delle FB, ciò che viene colpito è il tentativo di molte organizzazioni di patrimonializzare le donazioni. Una associazione da alcuni anni mette da parte ingenti somme per (ad esempio) costruire un ospedale, rimettere a nuovo un reparto, aiutare lo Stato a umanizzare e ristrutturare strutture sanitarie. I frutti di tutto quel capitale, se investito nel frattempo, vengono tassati pesantemente.
Tutto ciò, si intende, perché questo è il primo governo che considera il Terzo Settore “Primo”. Pensa se lo consideravano “Terzo”!
Sul fatto che il 5 per mille verrà stato reso stabile (ottimo!) da questa legge, e sul fatto che 500 milioni sono una dotazione perpetua (speriamo) che forse non basterà nei prossimi anni, ho già scritto.
Vediamo ora cosa succederà al Senato.
Carlo Mazzini