Alcune settimane fa, il Presidente del Consiglio – evidentemente mal consigliato – nel presentare l’ennesimo progetto, l’ennesima promessa, l’ennesima rivoluzione ha detto che avrebbe introdotto il 5 per mille per le scuole.
Su Vita online ho già espresso le ragioni della mia contrarietà (qui il breve articolo).
Alle ragioni lì riportate (il 5 per mille è rapportato alle imposte e quindi al reddito, se uno sta in un posto sfigato, la sua scuola otterrà un importo sfigato, ecc), ne aggiungo altre.
Come già fatto notare dal Sole 24 Ore (qui), se ai circa 50.000 enti concorrenti al 5 per mille ne aggiungiamo circa altrettanti (istituti scolastici) non è che si assottigliano le possibilità per gli uni e per gli altri? E a che pro? Se abbiamo a disposizione 500 milioni per il non profit, con la casella delle scuole si aggiungono soldi o – a parità di stanziamento – la torta non si allarga ma i commensali raddoppiano?
Ipotizziamo che Renzi dica: “ci sono altri soldi a disposizione della scuola”, e quindi faccia un 5 per mille a sé stante, evitando così la pessima figura di rubare ai poveri per dare ad altri poveri.
Anche in questa ipotesi, ritengo che far concorrere gli istituti al 5 per mille rimanga un’idea balzana, sbagliata fin dal midollo.
Ripartirei dalla Costituzione, fintanto che gentilmente ce la lasciano.
Art 34 secondo comma
“L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.”
Il fatto che si istituisca un 5 per mille porterà inevitabilmente a scuole che nelle dotazioni essenziali (è qui la questione) saranno ben fornite (città del nord, quartieri agiati) e scuole che non avranno dette dotazioni essenziali (sud ma non solo: si pensi ai piccoli centri).
Si dirà: “ma ad oggi le scuole chiedono la carta igienica ai genitori. Quindi c’è già ora una differenza tra le scuole” Vero, ma il 5 per mille non sana la differenza, semmai l’acuisce.
Si dirà: “ma esiste già la possibilità per le scuole di far detrarre le erogazioni alle persone fisiche e dedurre alle aziende”. Vero, ma sono donazioni “finalizzate all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e universitaria e all’ampliamento dell’offerta formativa”. Stiamo parlando di un di più, non dei servizi o dotazioni essenziali.
E’ lo Stato che deve provvedere direttamente al finanziamento sufficiente della scuola in merito alle dotazioni essenziali.
La questione della sussidiarietà del 5 per mille (al non profit) vale per ciò che il contribuente sceglie per la propria vita a seconda delle sue aspirazioni, interessi, bisogni – anche importanti come la salute.
L’8 per mille è destinato dal contribuente ad una confessione religiosa alla quale evidentemente “tiene” per ragioni personali.
Il 2 per mille ai partiti idem (da lì se ne comprende il flop!)
Tutti questi X per mille non vanno però a sostituire le funzioni cui è chiamato a rispondere direttamente lo Stato attraverso strutture, ministeri ecc.
Vanno ad aggiungere welfare e sanità ad un sistema statale – seppur deficitario – già finanziato.
Il Presidente del Consiglio ha associato il 5 per mille all’autonomia scolastica, discorso pericoloso proprio perché sembra che si lasci agli istituti scolastici il compito di trovarsi le risorse per andare avanti.
Ma gli istituti scolastici non sono mica delle non profit private che se chiudono – tra il dispiacere di molti – non minano un diritto fondamentale della Carta.
C’è poco da fare.
Anche se ottime persone – vedi
Scuola di fundraising – appoggiano l’idea con la giusta richiesta ulteriore di chiarirne il vero funzionamento, io continuo a ritenere il 5 per mille alla scuola una delle peggiori uscite di Renzi!
E sì che la concorrenza tra le peggiori uscite è forte!
Carlo Mazzini