A Marzo, con le prime giornate calde che fanno uscire dal letargo persino i più sonnolenti, si era mosso il Forum del Terzo Settore che, ritrovata una certa reattività, chiedeva molto sommessamente al Signorotto di Firenze di non introdurre nel 5 per mille del non profit anche quello per le scuole (previsto dal ddl “Buona scuola”), in quanto – era chiaro persino al Forum, quindi … – se oggi sono in 50.000 enti ad accedere ai 500 milioni stanziati dal 2015, domani (2016) saranno in 100.000 enti (50 non profit + 50 istituti) ad accedere – indovinate un po’? – sempre agli stessi 500 milioni.
Tra una leccata e l’altra – “Le scuole sono state tra i primi ambiti di attenzione da parte del Premier” (ma dai, è proprio necessario???) – il Forum teme giustamente “una guerra tra poveri”.
Ieri su Vita compare un articolo nel quale alcune grosse organizzazioni ribadiscono – con toni meno accondiscendenti – che sarebbe iniquo e penalizzante inserire un ulteriore riquadro “Istituzioni scolastiche” nel 5 per mille classico.
Il disegno di legge sulla “Buona scuola” è ora al vaglio della Commissione Cultura della Camera e la lettura dell’articolo incriminato – il 15 – presenta sorprese.
L’unica buona notizia è che è previsto che il 10% di quanto raccolto dalle scuole va a quelle scuole “poste in zone a basso reddito”, giusto per evitare (almeno in parte) il rischio che paventavo un mese fa, qui.
Per il resto, basta leggere quello che riporta l’Ufficio Studi della Camera dove dice che – proprio per assegnare il 10% – si aggiunge ad una legge un numero di un comma che c’è già (comma 4-quaterdecies all’art 2, DL 40/10). Per dire quanto sono stati attenti gli estensori del ddl (MIUR). Ma questo è un errore di forma, figurarsi.
Poi, dato che non siamo propriamente dei criceti dalla memoria breve, ci sovvengono una serie di ricordi che mal si conciliano con questo 5 per mille.
Qualche anno fa, grande protesta delle non profit per i tagli – resi evidenti per la prima volta su quinonprofit e confermati dal Sole – sui 5 per mille passati e presenti. Dopo un bel po’ di tempo passato in silenzio, un inusitatamente cuor di leone onorevole Bobba chiedeva con interrogazione a Fassina – allora vice ministro dell’economia – di conferire alla Camera sulla querelle “tagli”, e quest’ultimo conferì e confermò. La Corte dei Conti ci mise il suo peso da novanta e confermò anch’essa un ammanco – tra il 2009 e il 2011 – di circa 200 milioni di euro.
Il Governo Letta si fece approvare dal Parlamento una legge delega fiscale nella quale era prevista la stabilizzazione del 5 per mille e un sibillino innalzamento del tetto commisurato ai risparmi fiscali conseguibili non mi ricordo più con cosa.
Poi arrivò Renzi che prima disse, presentando la famosa Riforma del III settore, che il Terzo Settore era il Primo (concetto ribadito “n” volte dai suoi accoliti, persino con espressione seria e soddisfatta, ma solo per dar aria ai denti), poi inserì – a sorpresa, e che bella sorpresa – nella legge di stabilità 2015 la stabilizzazione del 5 per mille e il finanziamento ad libitum a 500 milioni. Certo, quei 500 milioni non colmano neppure le vere erogazioni del 2012, sappiatelo!, ma comunque è stato un gesto in controtendenza rispetto ad una politica che se ne stava muta, che faceva la gnorri.
Nel frattempo, il Governo – che è proprio lo stesso che guida Renzi, e che vede il Ministro Giannini (promotore della Buona scuola e del 5 per mille agli istituti) a capo del MIUR – dice: abbiamo aumentato a 500 milioni la dotazione del 5 per mille, ora aumentiamo la popolazione del 5 per mille. Parbleu!
Riassumiamo: abbiamo una legge delega fiscale che parla di 5 per mille. Abbiamo una legge che aumenta a 500 milioni la dotazione e la stabilizzazione. Abbiamo un disegno di legge delega di riforma del III settore che contiene la stabilizzazione e la riscrittura dei criteri di assegnazione del 5 per mille (ahi!). Ed infine abbiamo un altro disegno di legge che introduce pesantemente nuovi beneficiari – senza aumentare la dotazione – nello stesso 5 per mille.
Quando qualcuno nelle stanze di Palazzo Chigi tuona contro l’ipertrofia legislativa, farebbe meglio a riguardarsi i propri appunti, o no?
Altrimenti il rischio è che si creino non-sense come quello del 5 per mille alla scuola.
Carlo Mazzini