Riceviamo e pubblichiamo un commento all’incontro tenutosi a Modena il 23 maggio scorso sul tema la riforma del terzo settore organizzato dal Centro servizi per il volontariato, il Forum del terzo settore e il comitato paritetico di Modena (qui per saperne di più).
L’autrice del testo è l’avv. Cristina Muzzioli, consulente legale del Centro servizi per il volontariato di Modena, che esprime opinioni personali e non dell’ente di appartenza e che ringraziamo per il fatto che consideri questo spazio un’oasi di libero pensiero.
Venerdì 23 maggio il Centro servizi per il volontariato, il Forum terzo settore e il Comitato paritetico provinciale di Modena hanno organizzato una serata sulla riforma del terzo settore dal titolo “La Riforma del Terzo Settore: un’opportunità per una comunità più solidale?”ospiti tra gli altri la relatrice del disegno di legge delega alla Camera Donata Lenzi, il relatore al Senato Stefano Lepri e il professor Antonio Fici, responsabile scientifico della ricerca di CSVnet “Natura giuridica e modelli organizzativi dei Centri di servizio per il volontariato” .
Nell’ambito della serata è stato articolatamente descritto il percorso della riforma, il senso che il governo dà a questo provvedimento e i parlamentari hanno avuto modo di approndire alcuni dei molteplici aspetti del testo.
Tutto bene finquando non è giunto il momento dell’intervento del non parlamentare nonchè professore universitario Antonio Fici che ha sottolineato alcuni aspetti poco chiari della riforma in particolare riguardanti l’apertura dei servizi dei Centri di servizio per il volontariato senza variazione di fondi e la difficoltà ad immaginare che delle imprese, come le imprese sociali sono, fruiscano dei servizi gratuiti dei Centri di servizio per il volontariato.
Il professore è stato quasi zittito in quanto lui, come la maggior parte della platea (e forse anche dei commentatori del settore), non aveva capito che è possibile che il volontariato come ora lo conosciamo sparisca e quindi è inutile porsi vecchi problemi mutuati dall’organizzazione attuale.
Su questo è parso che anche tra Camera e Senato non ci fosse un perfetto accordo, ma tant’è e pare, dalla voce della relatrice del testo alla Camera (on. Lenzi) che l’estinzione del volontariato sia possibile a favore del riconoscimento generale dello status di volontario di enti di terzo settore.
A parte la sorpresa e la constatazione della mia scarsa acutezza visto che questa cosa non l’avevo proprio capita, vedo in una luce diversa l’autoconvocazione del volontariato e mi chiedo se nel mondo di oggi ha ancora senso la gratuità tout court anni 90 come da legge 266 del 91.
Quello che mi è sembrato di capire,ma il periodo ipotetetico è d’obbligo, è che il volontariato dovrà cambiare perchè è un soggetto vecchio, composto di pensionati, quindi invece di farlo morire piano piano, pratichiamogli un’indolore eutanasia.
Nonostante la consapevolezza che un’associazione di promozione sociale piccola assomiglia molto ad un organizzazione di volontariato piccola e che entrambe sono sorrette dal lavoro gratuito del nocciolo duro dei loro gratuiti, e spontanei volontari non posso non pensare che le differenze hanno un senso e che se il volontariato anni 90 si spegne o si diluisce nel volontariato del terzo settore saremo tutti più poveri.
Gli elementi base del volontariato per come lo conosciamo sono gratuità per i beneficiari, gratuità completa ( a parte il rimborso spese documentato) del rapporto associazione – volontario e attività solidaristica rivolta a terzi e a terzi con qualche forma di disagio nel più dei casi.
A cosa andiamo incontro? Alla promozione di uno scambio più fitto tra le competenze acquisite come volontari e le competenze tout court lavorative, a un mondo in cui non ci siano più figli e figliastri con la possibilità di tutti i “volontariati” di fruire dei servizi dei Centri di servizio (a finanziamenti invariati però), a un mondo dove legittimamente tante persone desiderano lavorare (ed essere retribuiti, non arrichirsi, ma essere retribuiti) nel mondo del terzo settore.
E’ un quadro di cambiamento non una catastrofe.
In questo quadro che fine fa la gratuità assoluta? Ha ancora un senso questo di più da fare oltre al proprio lavoro?
Basta al volontariato essere l’avanguardia da cui nascono altre attività più imprenditoriali? Non è forse un seme che ha un valore in sè e che è degno di essere piantato ancora anche nelle nuove generazioni in crisi che hanno il diritto di lavorare,ma anche di regalare il loro lavoro se lo vorranno?
Io al volontariato ci sono affezionata non vorrei che si estinguesse, la strada della riforma è ancora lunga e c’è ancora spazio per salvare i panda.
Panda fatevi sentire.
Avvocato Cristina Muzzioli