Ieri Vita ci ha informato che i “grillini” avrebbero perso la bussola costringendo la Riforma del III Settore – all’esame della I Commissione del Senato – ad essere discussa solo a partire dal 2016.
Ora, capisco la semplificazione giornalistica del semper optimus Arduini, ma forse si sarebbe potuto raccontare in modo più puntuale quello che è successo.
Facendo parlare i protagonisti, infatti, le cose si chiariscono. In fondo a questo post trovate il resoconto stenografico della seduta di ieri.
Dovete sapere che durante la discussione della Manovra finanziaria (legge di stabilità) il lavoro delle Commissioni risente delle discussioni sul tema e quindi – dato che la manovra deve essere votata entro fine anno – tutto il resto passa in secondo piano. Solo l’assenso unanime dei Capogruppo del Senato può consentire la prosecuzione della discussione di altri ddl.
Nella seduta di ieri, il Capogruppo del M5S si scusa con il Presidente Grasso per il fatto che nella giornata precedente aveva equivocato la contrarietà iniziale del parigrado di Forza Italia – e la sua successiva uscita dalla riunione dei Capigruppo – come motivo ostativo all’accoglimento della richiesta di far procedere la Riforma del III Settore in Commissione. Pertanto non aveva espresso contrarietà in quanto era chiaro che bastava la contrarietà di un gruppo per non far andare avanti la discussione.
Il giorno dopo – ieri – il Capogruppo si rende conto che la riunione dei Capigruppo avrebbe espresso parere favorevole unanime alla continuazione dell’esame della Riforma. E il Presidente Grasso conferma che l’indicazione del capogruppo di Forza Italia è arrivato successivamente (evidentemente non durante la riunione): “l’unanimità è stata acquisita attraverso una consultazione con il senatore Paolo Romani che, come lei sa, si era allontanato.”
Il capogruppo del M5S si scusa di nuovo e afferma che il suo gruppo è contrario alla prosecuzione – durante la sessione di bilancio – dell’esame del ddl Riforma. Pertanto non potrà discutersi il ddl Riforme fino a che il ddl di stabilità non esce dal Senato (quindi diciamo un mese).
Un altro senatore del M5S rilancia l’argomento – la ragione per cui è contrario – affermando che non si può comunque discutere un ddl durante la sessione della manovra se il ddl cambia i saldi (impegni di spesa, coperture).
Qui la questione. Oggi il M5S darà le sue ragioni per il no, a parte la questione dei “saldi” (che a mio avviso è sostanziale, in quanto contemporaneamente vai a toccare le cifre del “preventivo” del bilancio dello Stato con due leggi “parallele”). E Vita ce ne riferirà.
Ma la domanda sostanziale è: perché prendersela con un partito in particolare?
Cari amici di Vita: vi sembra che la commissione I del Senato e la precedente Commissione della Camera si siano comportate così bene in questo anno e due mesi di discussione?
Ad esempio:
la I Commissione del Senato non è riuscita a discutere sul testo per più di tre volte al mese. Nella maggior parte dei casi non si è discusso ma si sono rimandati termini di presentazione degli emendamenti: si è saltata bel bella l’estate. La Commissione del Senato – come tutte le altre – lavora tre (ripeto) 3 giorni alla settimana.
Cari amici di Vita,
non è per fare quello anti casta, per carità. Ma se c’è un carico di lavoro pesante (riforme costituzionali, legge di stabilità), e se si fanno comunque passare prima (per tutto ottobre) leggi di minore portata (leggi il mio post precedente) per discutere dal fatto di dare soldi ai partiti all’epocale passaggio del Comune di Sapida dal Veneto al Friuli, capisci bene che non ce la si può prendere con il M5S perché dice di non voler discutere il ddl Riforma durante la sessione di bilancio.
Dal 20 aprile, giorno in cui il ddl è stato assegnato alla I Commissione, questa ha occupato circa 63 giorni dei 190 disponibili per parlare delle più svariate materie. Alla Riforma del III Settore ha dedicato 8 riunioni (a voler star larghi).
Ma davvero è tutta colpa dei grillini?
Carlo Mazzini
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Assemblea Senato – Resoconto stenografico della seduta n. 532 del 28/10/2015 – link
Sull’esame in Commissione del disegno di legge di riforma del terzo settore
CASTALDI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASTALDI (M5S). Signor Presidente, le chiedo un chiarimento perché probabilmente c’è stata una mia distrazione. Ieri, al termine della Conferenza dei Capigruppo, ha dato per unanime l’assenso al proseguimento dell’esame in Commissione del disegno di legge di riforma del terzo settore durante la sessione di bilancio. Le chiedo solo un chiarimento, signor Presidente, davvero senza polemica: all’inizio della riunione si è parlato dell’esame di tale disegno di legge in Commissione, il senatore Zanda ha formulato delle richieste, c’è stato un diniego da parte del senatore Paolo Romani e quindi non mi sono preoccupato di tale argomento. Dopodiché si è passati alla discussione sul calendario dei lavori dell’Assemblea, su cui non c’è stata unanimità: dunque ognuno ha proposto le proprie istanze e si è poi votato in Aula. Le chiedo dunque un chiarimento, perché probabilmente – ripeto – mi devo essere distratto: mi sfugge quando, in Conferenza dei Capigruppo, abbiamo dato un assenso unanime al proseguimento dei lavori in Commissione sul disegno di legge di riforma del terzo settore durante la sessione di bilancio.
PRESIDENTE. Senatore Castaldi, il problema che pone è che il suo Gruppo non è d’accordo su questo punto?
Chiarisco, comunque, che l’unanimità è stata acquisita attraverso una consultazione con il senatore Paolo Romani che, come lei sa, si era allontanato. Questa unanimità, che non era chiaro se vi fosse anche sul disegno di legge di riforma del terzo settore, è stata recuperata sotto questo profilo.
CASTALDI (M5S). Signor Presidente, la ringrazio per il chiarimento. Probabilmente per via di una mia distrazione non mi sono accorto che vi era stata questa richiesta ai Gruppi per l’acquisizione di un parere all’unanimità, visto che precedentemente tale richiesta non era stata avanzata.
Affinché resti agli atti, dichiaro che il Gruppo del Movimento 5 Stelle non avrebbe mai fatto passare all’unanimità la proposta di proseguire l’esame del disegno di legge di riforma del terzo settore in Commissione affari costituzionali.
PRESIDENTE. Senatore Castaldi, se prendiamo atto che l’unanimità non c’è, il disegno di legge di riforma del terzo settore non sarà esaminato dalla 1a Commissione. Quindi, la posizione al riguardo deve essere chiarita.
Se lei ora informa che il suo Gruppo non era favorevole al prosieguo dell’esame del disegno di legge di riforma del terzo settore e che quindi non c’era unanimità (che, come lei sa, è una condizione essenziale procedurale per potere far trattare tale materia, fra l’altro con i tempi che rimangono alla Commissione dopo avere fatto il resto, cioè espresso il parere sul disegno di legge di bilancio), ciò vuol dire che la Commissione non potrà trattare il disegno di legge di riforma del terzo settore.
CASTALDI (M5S). L’unanimità, da parte nostra, non c’è, ma il mio intervento non voleva metterla in difficoltà perché, probabilmente, c’è stata una mia distrazione.
Visto però che lei me lo chiede, le ribadisco che l’unanimità per il Movimento 5 Stelle sul punto non c’era.
PRESIDENTE. Ai sensi del Regolamento, la 1a Commissione non tratterà quindi il disegno di legge di riforma del terzo settore.
BULGARELLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BULGARELLI (M5S). Signor Presidente, voglio solo fare una precisazione, che ho già svolto questa mattina in Commissione bilancio. Il punto è che, anche se c’è l’unanimità, in sessione di bilancio non si può esaminare un atto che sposta i saldi. E il disegno di legge di riforma del terzo settore, come è scritto nella relazione tecnica, all’articolo 9 sposta i saldi. Il punto, quindi, non è che ci sia o no l’unanimità, ma che il disegno di legge di riforma del terzo settore non si può esaminare durante la sessione di bilancio.
PRESIDENTE. Senatrice Bulgarelli, se c’è l’unanimità lo si può esaminare; in caso contrario no. Lei rappresenta un problema, ma questo è il Regolamento.
L’inopportunità di esaminare tale disegno di legge, invece, è un altro discorso.
2 commenti
Comprensibili le dinamiche dello scambio, anche se per essere proprio completi bisognerebbe approfondire ragioni e conseguenze del fatto che esista questa facoltà di procedere per provvedimenti votati all’unanimità dai capigruppo (che resta in sospeso alla fine del resoconto). Resta il fatto che i “grillini” (o a volte “grilletti” suonerebbe meglio) non sono proprio nuovi a questo genere di situazioni (loro le chiamano “distrazioni”) che sono politicamente conseguenza anche del loro atteggiamento ideologico di “fare storia -e politica- a sè” . “Noi non andiamo con nessuno! Noi vogliamo il 51%” strillava il capocomico, ricordando altri (un po’) più neri che segnarono e perseguirono simile cammino storico/politico. Certo “quelli” avevano le idee più chiare al loro interno, i 5s manco quello…
Incorreggibile!
😀