L’anno che sverrà

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Il mondo delle idee è popolato all’inverosimile. Tra le tante idee c’è anche quella di Anno.

Tra le tante idee (malsane) c’è anche quella di dare responsabilità alle idee invece che alle persone.

Nel 2020 si è data responsabilità all’Anno, cioè al 2020.

L’auspicio di non dare più la responsabilità di ciò che succede alle idee ma alle persone vale tanto per il non profit che in generale.

Per questo motivo ho pensato di riabilitare 2020, facendolo discutere assieme agli altri Anni.

L’Anno che sverrà.


Scena: Giardino dei Ricordi

La Casa dell’Anno è la dimora dove risiede l’entità che noi chiamiamo “Anno” nel periodo dal 1 gennaio al 31 dicembre; essa si affaccia sul Giardino dei Ricordi, un’enorme distesa di prati all’inglese, alberi, siepi. Nel Giardino riposano, senza l’alternarsi di stagioni e neppure di notti e dì, gli Anni passati. In compagnia di Negroni Sbagliati, Mojito, sdraio.

Poche emozioni, molto riposo per chi ha passato 365 (o 366) giorni da protagonista.

2019 corre trafelato. “Ehi, 2020! Vieni, di corsa, dai! 2021 è svenuto, di là, in ingresso. Stava entrando nella Casa dell’Anno ma si è sentito mancare”.

2020: “E perché lo dici a me? Cosa c’entro io?”

2019: “Mi prendi in giro? Hai idea dell’ansia da prestazione che gli è venuta? Con tutto quello che hai combinato nel periodo che ti è stato affidato! E’ il minimo che sia svenuto”

2020: “Di grazia: cosa avrei combinato?”

2019: “Come, cos’hai combinato? In ordine casuale ti elenco le diverse sfighe: prima la pandemia che ha seminato morte, incertezza economica e instabilità – financo psichica- in ampi strati di popolazione. Poi le cavallette che sono tornate in misura così massiccia che non si vedeva da anni. Poi diversi terremoti. Ci mancava solo l’asteroide …”

Interviene 2018: “Guarda che ti stai dimenticando degli incendi disastrosi in California e in Australia”

Si unisce 2016: “Per non parlare del …”

2020 si volta, incenerisce con gli occhi 2016 che ammutolisce; guarda verso sud, dove file di colline si perdono cambiando colore. Finisce di sorseggiare il suo Negroni Sbagliato. Poi si rigira e fissa con aria di superiorità tutti gli altri anni che nel frattempo erano accorsi perché avevano capito che qualcosa stava rompendo la monotonia del Giardino dei Ricordi.

“Ma cosa volete da me?” Parla con tono basso ma deciso: “Il 2020 (cioè io) sarebbe l’anno peggiore degli ultimi 60 anni? Giusto per rinfrescare la memoria. Tu, 2016: nel tuo periodo è stato eletto Donald Trump nella nazione più importante al mondo. Ti rendi conto? … Ed è stato l’anno della Brexit. A tua discolpa riconosco che almeno alla fine del tuo periodo Renzi è decaduto, quando si è suicidato con la riforma costituzionale”

Poi si gira verso 2018: “E tu cosa hai da blaterare? Bolsonaro è diventato presidente nel tuo periodo. E poi come dimenticare terremoti nel sud est asiatico e incidenti aerei gravi?”

Poi fissa 2019: “E tu che dici che avrei combinato un sacco di disgrazie. Ma ti sei guardato allo specchio? Un incendio distrugge Notre Dame a Parigi, un altro 737 cade e provoca moltissime vittime e non fatemi continuare oltre. Anche per te vale l’attenuante che, a metà anno, quel genio di Salvini si è tuffato in un mojito e quando ne è uscito non ne ha più indovinata mezza”.

Gli altri anni, quelli non citati, sono lì che vorrebbero scomparire con il teletrasporto, se solo esistesse. C’è chi si guarda lo stato di cura delle proprie dita, chi fischietta, chi gira semplicemente i tacchi e chi bofonchia “certo che s’è fatta ‘na certa …” 

Si fermano quando 2020 alza la voce che si fa stentorea. “E voi, dove credete di andare? Non credete che sia la volta buona di portare a termine questa discussione?La questione è la seguente: vogliamo davvero addebitare a noi “Anni” i fallimenti degli uomini, le tragedie inevitabili e naturali, le coincidenze e le sfighe varie?Ma cosa siamo, noi “Anni”? Siamo una convenzione. Gli uomini prendono una particolare posizione dell’orbita attorno al sole e vedono quando ci ritornano chiamando questo giro “Anno”. Poi ci dividono in 12 periodi, più o meno uguali e li chiamano mesi, comunque anche loro sono delle convenzioni; alla fine ci riducono persino in 365 giorni. Sono tutte convenzioni, lo sappiamo. Lo vedete laggiù in fondo al vialetto? Lo vedete Anno 0?”

Indica in fondo al Giardino dei Ricordi un Anno anziano, curvo sulle rose con le quali sembra dialogare. “Voi dite che Anno 0 non ricorda a causa dell’età. No! Lui non ricorda perché non ha nulla da ricordare, dato che non è mai esistito. Lui proprio non esiste neppure come convenzione, dato che gli inventori del calendario, non conoscendo lo zero, passarono dall’anno 1 a.c. all’anno 1 d.c..”.

“Lo dicevo io che era un po’ strampalato”, sussurra 1582.

“Ha parlato O’ curto!” urla sghignazzando 525. Fa riferimento al fatto che 1582 è durato 10 giorni in meno perché fu proprio in quell’anno che si decise, tagliando 10 giorni, di allineare le date in modo da riportare in primavera la Pasqua, dato che stava scivolando verso l’estate.

Riprende la parola 2020: “Vedete?! Siamo delle convenzioni. E le convenzioni non causano un bel niente; solo chi crede o crea le convenzioni può essere causa di ciò che succede quando la convenzione è attiva. Ad esempio. 2021 è lì svenuto per terra nell’atrio della Casa dell’Anno, giusto? Meno male che non si è ancora svegliato, altrimenti vedrebbe alcuni male in arnese tenere in ostaggio una democrazia importante. No, 1975, non sto parlando del politico che è nato nel tuo periodo, cioè Renzi. No, parlo di quello che è successo in America. Se 2021 è svenuto, che responsabilità ha negli eventi di questi giorni?”.

Gli anni presenti nel Giardino dei Ricordi – ce ne erano davvero tanti – iniziano ad applaudire. Qualcuno grida “Non è colpa mia, non è colpa mia!” E’ 1897 che esulta, anno di nascita della Juventus che va subito ad abbracciare 1908, anno di fondazione dell’Inter.

“Ora state tutti calmi” interviene 2020. “Ricapitoliamo: non è colpa nostra se in un certo momento è successa una qualche disgrazia. Noi siamo solo dei segnatempo, come quei segnaposti bruttissimi sulle tavole di Natale. Se i ravioli di Zia Pina fanno cagare, date la colpa ai segnaposti? No! Inseguite Zia Pina con spirito natalizio!”

Si fa avanti 2002: “E ora, ventiventi?” 2002 era l’unico che poteva chiamare così 2020, perché c’era del feeling tra loro per via delle cifre così simili. “Ok, noi saremo anche delle convenzioni. Ma la gente continuerà a credere che il tuo anno sia stato un anno di merda e via andando! Come facciamo a convincere gli uomini che la responsabilità è loro, considerato che si fanno guerra tra loro, che antepongono il profitto del singolo all’interesse comune, che continuano a devastare la natura e il paesaggio?”

“In un modo solo, caro 2002” dice 2020, mentre allacciandosi la vestaglia va verso la terrazza che dà sul lago: “sperando che il 2731 arrivi presto.”

E mentre tutti si guardano con fare interrogativo, dato che nessun anno sa cosa succede nel futuro, 2020 continua: “In quell’anno, un asteroide colpirà la terra e bum, tutto finisce. Nessuno più conterà gli anni. E le nostre vite saranno come polvere che passa tra le dita!”

Tutti zitti, sbigottiti! Quando si alza una voce: “Uè pirletti; Blade runner de noartri” E’ 590 AC che interviene, anno di fondazione di Milano: “Dato che nessuno di noi può conoscere il futuro, come fai a dire che nel 2731 un asteroide colpirà la terra? Fai l’indovino, eh?!”

E 2020, si gira, si versa un altro Negroni Sbagliato e dice: “Me lo ha detto 1503 … non conoscete 1503? E’ l’anno della nascita di Nostradamus.

Ah, 590AC, dimenticavo. L’asteroide colpirà in pieno Milano!”.

Il silenzio spettrale causato da quella epifania viene rotto da un urlo proveniente dalla Casa dell’Anno.

“Vai a vedere, 2019” dice 2020. “2021 deve essersi ripreso e aver visto sulla CNN quel tipo con le corna entrare in Campidoglio …”.


Buon Anno a tutti


Carlo Mazzini

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