I controlli (quelli inutili), il blocco della crescita e la smorfia

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Conosciamo il 112 come numero “salva vita”. Ambulanze, polizia o vigili del fuoco.

A partire dalla legge di stabilità 2025, assoceremo il 112 al rincretinimento.

L’articolo 112 della norma, ora in discussione alla Camera, contiene infatti due previsioni, una più stupida dell’altra.

La prima prevede che l’ente non profit che riceva almeno 100mila euro in erogazioni o anche altre utilità dallo Stato (ad es crediti d’imposta – ad oggi non vi so dirvi se sia incluso anche il 5 per mille) debba avere tra i membri dell’Organo di controllo un soggetto designato dal Ministero dell’economia e delle finanze. 

La seconda obbliga gli stessi enti a non superare i costi registrati negli ultimi tre anni per non gravare sulle finanze dello Stato. 

Siete già in anossia? Vi state chiedendo come sia possibile pensare e poi scrivere due disposizioni così stupide?

Concentriamoci comunque sugli effetti non voluti dal legislatore. 

I controllori dei controllori

Ci chiediamo tutti quale sia il bisogno di aggiungere un nuovo controllore ad enti che già includono soggetti indipendenti che 

  • ricoprono questo ruolo, 
  • iscritti ad un albo pubblico, 
  • obbligati a seguire condotte severe dalla legge, 
  • sulla cui applicazione vigilano altri ministeri.

In sintesi; per gli ETS c’è un obbligo di legge di avere organi di controllo sopra a certe soglie di entrate (private o pubbliche). Il RUNTS (Regioni + Ministero del lavoro) vigila.

Qual è la maggiore tutela dello Stato ad aggiungere qualcuno designato da un altro Ministero? Nessuna.

La situazione sarà che il ministero dell’Economia vigilerà sul Ministero del lavoro che vigila su chi ha il mandato di vigilare professionalmente gli enti del terzo settore … “e che mio padre alla fiera comprò”.

Oltre all’assurdo kafkiano, questo è un vero atto di sfiducia nei confronti di professionisti che – ripeto – per legge devono seguire norme precise nell’assolvimento dei propri doveri.

Calmierare i costi

Se quello che avete letto finora vi inquieta, cercate di non incazzarvi su questa disposizione:

Art 112, c 4: “… detti soggetti (enti con entrate pubbliche maggiori a 100mila euro, ndr) a decorrere dall’anno 2025 non possono effettuare spese per l’acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli esercizi finanziari 2021, 2022 e 2023, come risultante dai relativi rendiconti o bilanci deliberati.”

Traduco: i soggetti privati che acquisiscono somme pubbliche o utilizzano disposizioni che li avvantaggiano, non possono crescere.

Quindi, da un lato c’è la realtà dei fatti: il non profit sostituisce con maggior efficienza lo Stato in molte delle sue funzioni, è il primo attore per tempismo ad accorgersi dei nuovi bisogni, e la suddetta sostituzione è spesso totale (leggasi: Stato assente).

Dall’altro, lo stesso Stato assente dice: “ora basta. Non crescete, nel senso che non potete spendere di più in acquisti di beni e di servizi”.

Leggendo la norma a cui si rifà – legge di stabilità 2020 (L 160/19, art 1, c 593) – il legislatore ammette che se ci sono maggiori e diversi ricavi, allora si possono aumentare i costi proporzionatamente, ma solo se vengono sostenuti entro l’anno successivo.

Cioè: quello che è un principio di gestione economica molto basic diventa prescrizione di legge. Fin qui, al di là dell’assurdità di metterlo per legge, nessun problema.

Ma chi ha scritto la norma non ha pensato che la vita consente salti in avanti e che esiste – nell’economia – uno strumento che si basa sulla fiducia: il credito.

Non potendo aspettare che i donatori aumentino tanto da aiutarmi a costruire la nuova casa per il “dopo di noi”, accedo al credito che la banca mi riconosce. Così, con la raccolta fondi ogni anno pago la rata e alla fine saldo il debito. Nel frattempo ho costruito il building, l’ho attrezzato, ho fatto entrare le persone, ho dato da lavorare ad assistenti.

Quindi ho mosso l’economia.

Tutto ciò è vietato, anzi lo sarà sempre che il Governo non ci ripensi, o se non verranno approvati i già molti emendamenti (leggete il bell’articolo di Sara De Carli su Vita) presentati in Commissione.

Ripeto. Nel complesso la norma è idiota e dannosa, come tutte le cose idiote.

Tutto si spiega con la smorfia: 112 è 56 X 2.

56 è “la caruta”, cioè la caduta che provoca l’ilarità, ma è anche “il fascista”. 

Quindi 112 equivale ad un fascista che cadendo fa ridere.

Speriamo che le comiche finiscano qui.

Carlo Mazzini

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