8 per mille ai migranti? Non ne hanno bisogno

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Mi assale un dubbio: e se il Governo ce l’avesse con i migranti?

Certo, potevano esserci altri indizi, come creare hotspot in Albania per pochi intimi o frapporre ostacoli burocratici al soccorso in mare.

Ma erano, appunto, solo indizi, supposizioni … ai quali aggiungo un ulteriore elemento. Sta poi a voi tirare le somme.

Ogni anno i contribuenti possono assegnare il proprio 8 per mille allo Stato e persino indicare una finalità precisa, come ad esempio “Assistenza ai rifugiati”.

Successivamente, l’Agenzia delle entrate calcola a quanto ammonta la somma per questa (e per altre) finalità.

Entro il 30 settembre di ogni anno, gli enti non profit che intendono realizzare attività finanziabili da questo tipo di grant possono inviare una richiesta utilizzando una piattaforma informatica dedicata.

Gli uffici preposti a selezionare – secondo criteri predefiniti – vagliano le proposte, sulla base di requisiti soggettivi (gli enti sono titolati?), formali (le proposte sono state inviate correttamente?) e oggettivi (le proposte hanno un senso?).

Ora ci chiediamo: qual è stato l’esito di questi ultimi anni in relazione alla tematica “Assistenza ai migranti”? Quante proposte sono passate e quante sono state escluse per mancanza dei requisiti?

Fonte: Atti del Governo e proposte di nomina sottoposti a parere – Atto del Governo 230 – Camera.it
Fonte: Atti del Governo e proposte di nomina sottoposti a parere – Atto del Governo 228 – Camera.it

I dati parlano chiaro.

Per il comparto Migranti, nel periodo 18-21, di competenza dei precedenti Governi, la percentuale di “successo” (progetti finanziabili) era del 56,6%.

Con il Governo Meloni, il successo dei progetti si abbassa di 30 punti, al 26,5%, con il fondo toccato nel 2023 dove è stato finanziato 1 progetto ogni 10 presentati.

Stessa sorte per la Fame nel mondo; si passa dal 69,5% al 41,2%.

Vediamo le ragioni, limitandoci ai Migranti. La gran parte delle esclusioni sono dovute al mancato rispetto degli art 3, c 5 e art 4, c 2 del DPR 76/98.

Ve li riporto.

Art 3, c 5: 

5. Tutti i requisiti soggettivi di cui al comma 2 devono essere posseduti e comprovati all’atto della presentazione della domanda di cui all’articolo 6, comma 2, allegando le dichiarazioni di cui al comma 4. La domanda non può essere accolta, se non è conforme allo schema di cui all’Allegato A o se la documentazione allegata è mancante o incompleta.

Art 4, c 2:

2. I requisiti oggettivi di cui al comma 1 devono risultare da una relazione tecnica redatta secondo l’Allegato B, che costituisce parte integrante del presente regolamento, corredata dalla documentazione ivi indicata e firmata dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico della gestione dell’intervento.

Al di là della solita tecnica di scrittura delle leggi “dei quattro cantoni”, per cui si fa riferimento all’articolo sopra, al comma sotto, all’allegato a destra e così via, la sostanza è che dobbiamo metterci il cuore in pace e licenziare i grant writer o come diavolo si chiamano.

Infatti, questi professionisti di ONG ed altri enti blasonati macinano tonnellate di progetti, riempiono chilometri di form, rispondono a innumerevoli call; possono vincere o perdere e di norma l’esito dipende dalla “bontà” del progetto, dall’apprezzamento della visione, dall’innovatività delle soluzioni.

Ma nell’affrontare il 8 per mille statale – evidentemente – questi professionisti rincoglioniscono e si dimenticano di inserire il documento d’identità del legale rappresentante, non aggiungono la specifica richiesta dagli uffici competenti, toppano platealmente le consegne.

O no?

Potrebbe essere che i solerti funzionari hanno scelto di stringere i cordoni della borsa (non loro) mettendosi in sintonia con la narrazione dell’attuale Governo, alzando a dismisura – come mi riferiscono diverse ONG – le pretese di compliance, a livelli non raggiunti neppure dalle burocrazie europee.

Oppure, voi direte … ma non è che mancano i soldi, come succedeva alla metà degli anni ’10, quando l’8 per mille statale veniva svuotato da altre leggi che lo rapinavano per finanziare altre necessità dello Stato facendosi beffa della volontà dei contribuenti?

Eh no! Perché la Corte dei Conti, con delibere 16/2014 e 16/2016 (oltre che con la 25/2018) biasimò questa ruberia e affermò che “risulta contrario ai principi di lealtà e di buona fede che il patto con i contribuenti sia violato”. E la L 163/16 mise giustamente fine a questa pratica indegna.

E quindi, a disposizione dei progetti 8 per mille dedicati all’assistenza ai migranti e ai minori stranieri non accompagnati nel 2023 erano disponibili 16.335.709,09 euro. Ma ne sono stati assegnati meno di 1 milione ai 7 progetti (su 65 presentati).

E i rimanenti 15 milioni rimangono lì, a disposizione dei progetti dei prossimi anni, col timore che vengano assegnati col contagocce perché intanto al Governo sono persuasi che l’assistenza ai migranti non sia un’emergenza sulla quale intervenire con tutte le risorse a disposizione!

So che le rappresentanze delle ONG e del Terzo settore hanno posto la questione “agli uffici competenti” per chiedere delucidazioni.

E tutti noi vorremmo capire se, oltre alle stragi di esseri umani che giornalmente si verificano davanti alle nostre coste, dobbiamo anche accettare la “strage” degli aiuti che potrebbero alleviare il dolore ai sopravvissuti.

Infine ci rimane un dubbio; non spendere quei soldi è frutto di cecità burocratica o di brutalità politica?

Potete chiederlo al Governo e ai componenti della V Commissione Tesoro e Bilancio della Camera che in questi giorni devono decidere se le scelte già operate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri sono scelte di civiltà.

Qui trovate i deputati che ne fanno parte.

Carlo Mazzini

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