Nella seduta di Mercoledì scorso (23/9), la VI Commissione permanente del Senato (Finanze e Tesoro) ha ripreso il discorso sul 5 per mille futuro, quello che dovrebbe essere “ad libitum”.
I due progetti di legge che la Commissione sta esaminando in sede referente avevano subito un’interruzione nel loro iter in quanto mancava il “quantum”, come evidenziato dal Ministero dell’Economia; quale costo deve annualmente sopportare lo Stato per il 5 per mille. Detto altrimenti: a quanta parte del gettito deve rinunciare per darlo (farlo assegnare) agli enti? Voi direte: il 5 per mille! No, dato che non è detto che il 100% dei contribuenti eroghino la quota a qualche associazione o semplicemente appongano la firma.
E dato che non succede come per l’8×1000, che prevede che comunque debba essere messa da parte tutta la quota di 0,8% perché anche chi non ha firmato in realtà destina ai soggetti beneficiari (varie chiese e Stato), è necessario per il 5 per mille andare ad ipotizzare una % di “aderenti”.
Il Ministero si è preso pertanto tutto il tempo per verificare e così ha quantificato:
– gettito per il 2009 complessivo stimato: 161 miliardi di euro
– stima di soggetti sottoscrittori il 5 per mille: 65% dei contribuenti
– stima per il 2009 della quantificazione degli oneri: € 524 milioni (che è Gettito x 5‰ x 65%)
– Se tutti i contribuenti dovessero firmare il 5 per mille (povero Tremonti!): stima quantificazione degli oneri 806 milioni di euro
Si chiede pertanto l’on Baldassarri quale copertura si possa trovare per sostenere questi oneri.
Già io dissi qui come in un paese civile questo non dovrebbe essere un problema, in quanto se il mandato del cittadino è di destinare quei soldi a qualcosa di definito (enti non profit ecc), i soldi per quello ci sono; devi chiederti invece dove trovare i soldi per coprire i costi di ciò che invece – tu Stato – intendevi fare con quel 5 per mille se non ci fosse stato il 5×1000.
Confusi? Sapeste io!
Il problema a mio avviso non è indicare la fonte dei soldi (è il gettito IRPEF) ma la quantificazione. Si potrebbe aggiungere “il Governo è autorizzato a definire ogni anno la percentuale da destinare al 5‰, assicurando – in caso di stima per difetto – la copertura a seconda delle percentuali di sottoscrittori rilevati”. O qualcosa di simile; certo non è semplice, ma non credo sia impossibile.
Comunque, in calce trovate il testo degli interventi.
Carlo Mazzini
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Resoconto sommario n. 103 del 23 settembre ’09
BARBOLINI e PEGORER. – Destinazione della quota del cinque per mille dell’IRPEF a finalità scelte dai contribuenti
CHITI ed altri. – Disposizioni per la destinazione di una quota del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità scelte dai contribuenti
(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)
Si riprende l’esame congiunto sospeso nella seduta del 7 maggio scorso.
Il relatore BARBOLINI (PD) illustra i contenuti della relazione tecnica trasmessa dal Governo sulla quantificazione degli oneri dei disegni di legge in titolo, facendo presente che la loro stima di quantificazione, riferita all’anno 2009, risulta pari a 524 milioni di euro, posto che, in base alle stime dell’Agenzia delle Entrate relativa all’adesione al 5 per mille dei contribuenti, per l’anno d’imposta 2005, il 61 per cento ha espresso la propria scelta: la predetta quantificazione è stata quindi ottenuta incrementando – in via prudenziale – tale percentuale fino al 65 per cento, per poi applicarla al gettito complessivo stimato per il 2009, che risulta pari a 161 miliardi di euro.
In caso di stabilizzazione dell’istituto e nel presupposto che tutti i contribuenti effettuino la scelta di destinare la quota del 5 per mille, la stima dell’onere massimo risulta invece pari a circa 806 milioni di euro su base annua.
Atteso il comune orientamento favorevole sinora emerso in Commissione, il relatore ravvisa l’esigenza di delineare le modalità attraverso cui proseguire e concludere l’iter dei disegni di legge.
Il presidente BALDASSARRI, poiché la Commissione dispone ora dei dati di quantificazione degli oneri sottolinea che il problema fondamentale è rappresentato dall’individuazione di un’idonea copertura, anche in vista di un eventuale trasferimento dei disegni di legge in sede deliberante. A tal fine, sottolinea che il tema della copertura finanziaria apre un ventaglio di possibilità, tra le quali potrebbe essere presa in considerazione l’ipotesi di attingere in prima battuta, alle risorse derivanti dal rientro dei capitali, pur nella consapevolezza che si tratta di entrate di carattere straordinario.
Il relatore BARBOLINI (PD) sottolinea l’esigenza di individuare una modalità di finanziamento del 5 per mille dotata di maggiore stabilità, atteso che l’impostazione sottesa ai due disegni di legge in esame prevede la messa a regime dell’istituto.
Dopo un ulteriore intervento del presidente BALDASSARRI, in merito ad ulteriori ipotesi di copertura degli oneri, interviene il senatore LANNUTTI (IdV) , il quale esprime la netta contrarietà della propria parte politica all’ipotesi di finanziarie l’erogazione del 5 per mille attraverso l’impiego delle risorse correlate all’applicazione dello scudo fiscale, che rappresenta un autentico riciclaggio di Stato. Al contrario sarebbe di gran lunga preferibile destinare a copertura dell’istituto le maggiori entrate derivanti dai risultati della lotta all’evasione fiscale.
Il presidente BALDASSARRI evidenzia il carattere ipotetico delle proposte risultando prematuro anticipare temi da affrontare in seguito.
Il senatore MUSI (PD) richiama l’attenzione sulla circostanza che gli oneri per i quali occorre individuare una copertura non sono direttamente connessi all’erogazione della quota del 5 per mille, ma sono riferibili ad altre spese anch’esse autorizzate per legge.
Il presidente BALDASSARRI specifica che il meccanismo di devoluzione della quota del 5 per mille comporta comunque minori entrate per lo Stato, e da ciò discende dunque l’esigenza di individuare un’idonea copertura del disegno di legge volto a rendere permanente tale facoltà.
Il relatore BARBOLINI (PD) preannuncia la predisposizione di alcune ipotesi alternative di copertura da sottoporre all’esame della Commissione e rinnova con l’occasione la sollecitazione al Governo affinché proceda a erogare i contributi relativi al 2007 agli enti beneficiari, non trascurando l’esigenza di intervenire sulle procedure di assegnazione delle risorse in modo da evitare inutili appesantimenti burocratici.
Il seguito dell’esame congiunto è poi rinviato.
3 commenti
Gentile dott. Mazzini,
mi scuso per il modo di contattarla,ma non riesco a trovare una sue email e si tratta di una questione piuttosto urgente, in merito a cui gradire il suo parere.
Sono in presenza di una Associazione Onlus, con il solo Codice fiscale, che non svolge altra attività se non quella istituzionale. Tale onlus dal 2008 ha un dipendente.
Mi sorgeva quindi il dubbio sull’imponibilità ai fini IRAP, calcolata sull’entità delle retribuzione. Ho quindi provveduto a compilare la dichiarazione IRAP per l’a.i. 2008. Sorge però un problema, il programma di compilazione del sole24ore, ma anche il controllo del ministero, mi danno come errore la mancanza di partita iva e il non aver indicato il codice attività.
sbaglio io a ritenere di essere soggetto ad irap o è solo un problema informatico?mi scusi ancora se ho scritto qui
Problema informatico, direi. Partita IVA non necessaria per essere soggetto ad IRAP. Come dice lei il calcolo dell’Irap si basa sulla retribuzione alle vs condizioni. In merito ad eventuali esenzioni o riduzioni immagino abbia già considerato se la sua Regione ha deliberato una riduzione o una esenzione dell’imposta.
Art 10 D Lgs 446/97
Carlo Mazzini
confermo..errore solo informatico..il controllo ministeriale non da errore sulla mancanza di partita iva, in compenso però da errore sulla mancata indicazione del codice attività nel quadro IS, errore forzabile però…
grazie ancora